La X cristiana sul monastero di san Behnam

Di Leone Grotti
07 Marzo 2021
Iraq. I jihadisti l'avevano fatto saltare in aria, ma la tomba del santo si è miracolosamente salvata. E ora Fra Yaacoub ha fatto un segno sopra la scritta “Proprietà dello Stato islamico”

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«Qui è avvenuto un grande miracolo durante l’occupazione dell’Isis». Era il marzo 2015 quando i terroristi dello Stato islamico diffusero in tutto il mondo le foto della tomba risalente al IV secolo di san Behnam, uno dei santi più riveriti dai cristiani iracheni, ridotta a un cumulo di macerie dopo averla fatta saltare in aria con la dinamite. Quello che i jihadisti non sapevano è che erano scoppiate solo le cariche all’esterno del luogo santo. Quando dopo la liberazione i monaci tornarono al monastero di San Behnam, infatti, tolte le macerie, scoprirono che sotto l’interno della tomba, compresa la lapide, era miracolosamente intatto. «Abbiamo portato fuori più di 20 casse di dinamite inesplosa», ci racconta fra Yaacoub Hasso, uno dei tre monaci che oggi abita nel monastero e che nel 2014 fu cacciato insieme a tutti i cristiani della Piana di Ninive.

Monastero di san Behnam

L’arrivo dei mongoli

Il monastero siro-cattolico è un gioiello di rara bellezza. Situato nel villaggio interamente musulmano di Khidr, a pochi chilometri da Qaraqosh, fu costruito secondo la tradizione nel IV secolo dal re assiro Senchareb, che uccise il figlio Behnam e la figlia Sarah dopo che questi, convertiti da san Matteo l’eremita, rifiutarono di abiurare la fede. Pentito dal suo gesto e convertitosi anch’egli al cristianesimo, il re edificò la tomba, accanto alla quale poi fu costruita una chiesa e un monastero. La struttura, rinnovata nel 1164, fu poi devastata dal leader dei mongoli Baidu Khan. Ma quando questi seppe dalla gente del luogo che san Behnam era potente e operava molti miracoli, impaurito e pentito, aiutò il suo rifacimento. Per questo all’interno si può ancora vedere un’iscrizione che inneggia al capo dei mongoli. Caso unico di sincretismo, la chiesa presenta decorazioni e iscrizioni antichissime in arabo, armeno, siriaco e uiguro.

Tomba di san Behnam

Come san Giorgio a cavallo

Nonostante la tomba di san Behnam sia rimasta miracolosamente intatta, l’Isis ha dato sfogo a tutto il suo repertorio di odio anticristiano, rovinando i marmi istoriati risalenti al XII e XIV secolo picconando croci, iscrizioni e facce di santi. Così oggi si può solamente intuire, scolpita nella pietra sfigurata dai colpi di mazza, la figura magnifica di san Behnam – che è rappresentato come san Giorgio a cavallo, solo che al posto della lancia impugna la croce e al posto del drago sconfigge Satana – e di sua sorella Sarah. Allo stesso modo, non sono più visibili le facce dei padri della Chiesa, la forma dell’albero della vita all’ingresso e i pellicani simboli di Cristo. Rinnovato l’ultima volta nel 1986, anche se sfregiato, il monastero conserva intatto il suo fascino e il suo valore incalcolabile.

Monastero di san Behnam, Fra Yaacoub

«Hanno paura di noi»

«Se hanno fatto tutto questo è perché i jihadisti hanno paura di noi cristiani», ci spiega fra Yaacoub, mentre ci guida tra le meraviglie del monastero. «La religione cristiana, che si fonda davvero sulla pace e sull’amore, non fa che dimostrare quanto sia falsa la loro ideologia. Per questo si sono sfogati con tanto accanimento». Nel monastero, continua, «l’Isis aveva posto un suo ospedale e il centro di raccolta delle tasse».

Monastero di san Behnam

L’Isis ha ucciso tutti

A raccontarglielo sono stati gli stessi musulmani di Khidr, rimasti a vivere insieme ai jihadisti. «Quando sono tornato al monastero, mi hanno accolto con una grande festa, anche perché il nostro rapporto è sempre stato ottimo», continua il monaco. «Quando i jihadisti arrivarono nel 2014, loro li accolsero a braccia aperte perché pensavano che li avrebbero liberati dal governo. Erano felici, ma poi l’Isis cominciò a uccidere tutti quelli che non la pensavano come loro, a imporre la sharia e a riscuotere le tasse. In città non c’era più cibo, non c’era l’elettricità, non c’era il riscaldamento. Alla fine, nessuno li voleva più». Dopo il passaggio dei terroristi islamici, i musulmani di Khidr hanno accusato il colpo: «Dopo aver assaporato che cosa significa vivere sotto la sharia, nessuno adesso la invoca più. Non per questo, ovviamente, si convertono al cristianesimo».

Una messa per i terroristi

Fra Yaacoub continua a indicare nicchie vuote e pietre senza più forma, raccontando di quanto fossero belle tutte quelle antiche opere d’arte. Per questo la domanda viene spontanea: è riuscito a perdonare i jihadisti? «Certo», risponde senza tentennare. «Racconto un episodio: quando eravamo tutti sfollati in Kurdistan, io ho detto una messa con tutti i cattolici e li ho fatti pregare tutti, come intenzione, per l’Isis. La gente si è letteralmente infuriata, ma poi ha capito perché l’ho fatto: noi cristiani non possiamo vivere covando l’odio perché siamo figli della pace e dell’amore. Io ho anche chiesto al governo di perdonare le famiglie dei terroristi, per il bene dei loro figli. Ma non mi hanno dato retta».

La X sulla scritta

Il monaco del monastero di san Behnam, come gli altri cristiani della Piana di Ninive, non vede l’ora che arrivi papa Francesco: «Spero davvero che il Santo Padre possa gettare una luce sui cristiani dell’Iraq e che possa incoraggiarli a tornare a vivere qui, nella loro terra, far sentire loro che non sono soli. Purtroppo qui in Iraq gli sciiti sono difesi dall’Iran, i sunniti dalla Turchia e dall’Arabia Saudita: noi non ci riconosciamo né nell’Europa, né negli Stati Uniti, quindi abbiamo solo Dio. Oggi l’Isis non c’è più, ma la verità è che siamo minacciati. Ci attaccano perché siamo pacifici e perché vogliono mandarci via». Uscendo, su una porta del monastero si vede ancora l’iscrizione: “Proprietà dello Stato islamico”. Fra Yaacoub gli ha fatto una semplice “X” sopra: il monastero di san Behnam è tornato proprietà dei cristiani.

@LeoneGrotti

Foto © Tempi

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