
La vita, da Rolando a Marta
Vi voglio parlare di un libro, uno di quelli che inizi e devi per forza finire subito e le figlie a scuola aspettano, uno di quelli che una come me inizia a piangere a pagina 13 e non la smette neanche al capitolo finale: “I luoghi e le date”, uno di quelli che, come dice Claudel, «insegnano a vivere e morire». Si intitola Il sangue e l’amore di Emilio Bonicelli, edito da Jaca Book, racconta, con linguaggio asciutto e descrittivo, due storie di bambini che, pur avvenendo a mezzo secolo di distanza, ad un certo punto convergono. Il fatto da cui prende spunto l’autore è la guarigione straordinaria di un bambino di 2 anni per intercessione di Rolando Rivi, un seminarista di 14 anni della provincia di Reggio Emilia, ucciso da un gruppo di partigiani comunisti il 13 aprile 1945. L’autore, a noi che non sapevamo neanche chi Rolando fosse mentre c’è chi in una chiesa romanica lo venera, ce lo presenta e ne ricostruisce gli ultimi giorni. Ne emerge la vita di un ragazzo che «era il preferito dagli amici in ogni svago», era «il più scatenato nel gioco, il più assorto nella preghiera». Semplicità da bambino e fede cristiana da martire «da quando aveva indossato la veste nera non l’aveva più voluta togliere, nemmeno in vacanza». Si intreccia, alla storia di Rolando, la storia di Marta, della sua famiglia, della sua malattia. Si intreccia al rosario che Rolando recita al Poggiolo, quello nel ricordo della madre della bambina. Al dolore del padre del giovane seminarista che non l’ha potuto salvare, fa eco quello di una madre, di tutte le madri che non possono salvare quella figlia che sta morendo. Ed è qui che le strade di Rolando e di Marta convergono, perché la madre di quella bambina può fare qualcosa, può rivolgersi a qualcuno così vicino a Dio da intercedere per lei, le parlano di quel giovane martire e si rivolge a Rolando. Il primo merito di questo libro è di averci fatto conoscere Rolando Rivi, «un germoglio di amore, di luce, di speranza». Su cui contare.
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