La verità sull’attentatore “cristiano” di Liverpool
È “cristiano” il terrorista che si è fatto saltare in aria a Liverpool domenica mattina in un taxi davanti al Women’s Hospital? Repubblica lo afferma nel titolo dedicato alla vicenda, quasi sollevata di poter finalmente connotare religiosamente un attentatore dopo aver ignorato per decenni un aspetto considerato trascurabile, trattandosi perlopiù di musulmani. La domanda resta e tecnicamente la risposta è sì: essendosi fatto battezzare nel marzo 2017 nella cattedrale di Liverpool, Enzo Almeni, 32 anni, è a tutti gli effetti un cristiano. Ma la storia di Emad Jamil Al Swealmeen, questo il vero nome del terrorista, va conosciuta fino in fondo.
I dubbi sulla conversione al cristianesimo
L’uomo arrivò nel Regno Unito nel 2014, senza documenti, pretendendo di essere siriano, pur avendo sempre o quasi vissuto in Iraq, e chiedendo asilo politico. I documenti gli sono sempre stati rifiutati, non solo perché lo stesso anno del suo arrivo venne arrestato a Liverpool per aver minacciato alcune persone con un coltello, ma anche perché il suo nome è giordano e il suo reale paese di origine è tuttora un mistero.
Secondo il ministero dell’Interno, rivela il Daily Mail, l’uomo avrebbe scelto il nome Enzo, in onore di Ferrari, e si sarebbe convertito al cristianesimo anglicano solo per avere più possibilità di ottenere l’asilo politico. Subito dopo la conversione, infatti, fece un nuovo tentativo ma anche quella volta non gli furono rilasciati i documenti.
«Voleva colpire la cattedrale di Liverpool»
Nonostante la condanna e il fallimento delle pratiche burocratiche, in sette anni Almeni non è mai stato espulso. Malcolm Hitchcott, l’ex soldato britannico che insieme alla moglie Elizabeth, ha accolto l’attentatore per otto mesi in casa sua, si è detto sconvolto: «È praticamente impossibile da credere. Niente suggeriva che si fosse radicalizzato. Lui era povero e noi l’abbiamo accolto in casa nostra. L’unica cosa positiva di cui essere grati è che non abbia ucciso nessun altro a parte se stesso nell’attacco».
Anche sull’attentato restano molti punti oscuri. Gli 007 britannici ritengono al momento che l’uomo volesse farsi esplodere nella cattedrale di Liverpool, dove il 14 novembre 1.200 veterani si trovavano a commemorare i caduti della prima guerra mondiale. Per tradizione alle 11 del mattino vengono rispettati due minuti di silenzio. Quando il tassista David Perry è arrivato a prenderlo davanti a casa alle 10:45, l’uomo avrebbe chiesto di dirigersi alla cattedrale. A causa però del traffico e della chiusura di molte strade da parte della polizia, avrebbe cambiato idea chiedendo di raggiungere il Women’s Hospital, che si trova ad appena un chilometro di distanza dalla cattedrale.
La «fabbrica di bombe» e il tassista eroe
Accortosi che l’uomo, sempre più nervoso, armeggiava con un dispositivo dentro la sua giacca, dalla quale traspariva una luce rossa lampeggiante, il tassista avrebbe chiuso Almeni dentro l’auto facendo appena a tempo a scappare prima che l’uomo azionasse il detonatore. La bomba, che non ha funzionato come avrebbe dovuto, ha ridotto l’auto a una palla di fuoco e Perry è stato ricoverato in ospedale con gravi ferite. È probabile che la bomba fosse preinnescata per scoppiare alle 11 in punto.
Durante un’ispezione nell’appartamento di Rutland Avenue, dove l’uomo era andato a vivere dopo aver soggiornato in una struttura per richiedenti asilo, gli investigatori hanno rinvenuto una «fabbrica di bombe» con materiali sospetti indicati dall’Isis per realizzare ordigni fatti in casa.
Le indagini vanno avanti per capire chi fosse realmente Emad Jamil Al Swealmeen e perché abbia cercato di compiere una strage. Di certo, definirlo “kamikaze cristiano” è decisamente fuorviante.
Foto Ansa
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