La vera sfida del governo Draghi
L’«imbarazzante» voto sulla piattaforma Rousseau ha dato il via libera al nuovo governo di Mario Draghi, che ieri ha sciolto la riserva, accettando l’incarico. Il nuovo premier, con la sua squadra di ministri, giurerà oggi alle 12 e potrà subito cominciare a lavorare.
PIANO CON LA CANONIZZAZIONE PREVENTIVA
Al contrario della stragrande maggioranza dei giornali italiani, non siamo a favore della canonizzazione preventiva del nuovo governo. Il premier Draghi non ha ancora proferito parola su quali saranno gli obiettivi del suo esecutivo, è dunque bene aspettare che spieghi ciò che vuole fare prima di saltare sul carro. Di sicuro, come abbiamo già scritto, difficilmente potrà essere peggio dell’armata brancaleone giallorossa.
Draghi esporrà il suo programma parlando alle Camere, ma quale debba essere la priorità del suo governo è chiaro e lo ha riportato senza mezzi termini un articolo di ieri del Sole 24 Ore. Non stiamo parlando del già mitologico ministero per la Transizione ecologica, che Draghi ha istituito per accontentare i grillini, dimostrando così abilità “politiche” di manovra, ma della ripresa economica del nostro Paese.
PIL: PREVISIONI DRAMMATICHE PER L’ITALIA
Giovedì la Commissione europea ha diffuso le previsioni economiche invernali per ogni paese dopo la caduta prodotta dalla pandemia. L’Italia, come si può vedere nel grafico riportato qui sotto, è il fanalino di coda dell’Europa, più indietro anche della malandata Grecia.
I numeri sono drammatici: dopo un 2020 nel quale in Italia si è registrata una contrazione del Pil dell’8,8 per cento (meglio solo di Malta, Grecia e Spagna), secondo i calcoli di Bruxelles il nostro paese crescerà appena del 3,4 per cento nel 2021 e del 3,5 nel 2022 contro una media europea del 3,8 e molto dietro rispetto ad esempio alla Francia (+5,5 nel 2021 e +4,4 nel 2022).
«Una ripresa decisamente più lenta di quanto previsto in autunno», spiega il quotidiano di Confindustria, «peggiora i saldi di finanza pubblica, gonfia il deficit e quindi rimanda l’appuntamento con la discesa del debito. E soprattutto rischia di complicare ulteriormente una crisi sociale e occupazionale che dopo un anno di pandemia avrebbe bisogno come il pane di un motore economico in grado di correre a pieni giri».
LA VERA SFIDA DEL GOVERNO DRAGHI
I numeri elaborati dai tecnici di Bruxelles «non incorporano l’effetto espansivo» del Recovery Fund, per questo stilare un piano credibile ed efficace per utilizzare i 209 miliardi che verranno assegnati all’Italia sarà «centrale» per il nuovo governo. Purtroppo i vantaggi di modifiche strutturali da finanziare con il fondo europeo «si giocano su tempi lunghi», mentre «l’esigenza di far ripartire la crescita ha tempi decisamente più stretti. E dovrà impegnare il governo fin dai provvedimenti delle prime settimane: a partire da quella che si profila come la prima “manovra Draghi”, con i 32 miliardi di deficit che il Conte 2 aveva destinato al nuovo decreto Ristori».
Il rischio, continua il Sole 24 Ore, «è replicare anche nel post-Covid l’andamento più simile a una “L” che a una “V” già vissuto dopo la crisi del debito sovrano da un’Italia che non a caso era l’unico dei grandi Paesi a non aver recuperato i livelli di produzione del 2008». La vera «sfida del governo Draghi» sarà «evitare questa replica», lasciando stare le mance e le mancette cui ci ha abituati il Conte bis e con buona pace del ministero green tanto caro a Beppe Grillo.
Foto Ansa
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