La strada di Felix

Di Simone Fortunato
28 Giugno 2001
AL CINEMA di O. Ducastel con S. Bouajila, A. Ascaride

Il viaggio di un giovane alla ricerca di un padre che non ha mai conosciuto.

Felix è un ragazzo felix perché dalla vita ha tutto: ha un compagno dolce da accarezzare, vive avventure a ripetizione, si gode la vita. Felix è il campione della modernità: gode di una libertà assoluta, che gli permette di fare qualsiasi cosa senza render conto ad alcuno, vive alla giornata, e prende le cose come vengono; succhia le persone come fossero dei frappè e quando si stanca, è pronto a passare ad una nuova persona. Felix è un uomo cresciuto senza padri e secondo una concezione fasulla della libertà, per cui si può fare di tutto ma entro certi limiti: Felix è un codardo perché la sua trasgressione alle norme civili (l’omosessualità sfacciata) si ferma laddove proprio le norme mettono i paletti (e infatti Felix si guarda bene dal “corrompere” un minorenne, per quanto la voglia sia grande). Felix è un vigliacco perché non ha il coraggio di approfondire un rapporto, ma si limita al momento, intenso ma soprattutto poco impegnativo. Felix non è un “diverso”, è come tutti gli altri: quelli che progettano di non fare figli per fare le vacanze, quelli che si stancano della moglie perché rompe. Felix non è un uomo. È un animale. Senza coscienza.

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