
La scuola siamo noi
Il punto di intersezione tra genitori e scuola è ormai e sempre di più un punto di frizione. Qui è acceso un conflitto cronico a bassa intensità, che conosce bagliori improvvisi. La ragione ultima sta nel fatto che, mentre i genitori vogliono partecipare naturalmente alla vicenda educativa dei figli, l’intera architettura istituzionale e amministrativa del sistema educativo è stata edificata sulla base del principio hegeliano del primato dello stato rispetto alla società civile e alla famiglia. è lo stato che educa: esso trasforma la persona in cittadino seriale di stato e lo plasma secondo le necessità storiche dello Stato-nazione. Trattasi di stato etico, che, per quanto riguarda l’Italia, prima si è presentato nella forma leggera dello stato liberale e poi in quella pesante del fascismo. Con la caduta del regime l’eticità dello Stato si è incarnata nello stato amministrativo. Nella scuola ciò ha comportato la continuità del monopolio educativo di stato e dell’esclusione della famiglia quale soggetto decisivo del processo educativo. Tale esclusione ha generato una schizofrenia tra l’educare – quale compito della famiglia e della Chiesa – e l’istruire – quale compito dello Stato. La gestione cattolico-democristiana dello stato nel dopoguerra non ha per l’essenziale cambiato l’assetto di fondo del sistema.
I cinque Decreti Delegati del 31 maggio 1974, in particolare il Decreto n. 416, furono il primo tentativo di modificare il modello statalista-centralista, che era stato messo in crisi dalla tensione collettiva di partecipazione, che arrivava dall’onda lunga del ’68. A 35 anni di distanza il giudizio è unanime: l’operazione-partecipazione è fallita. Per due ragioni. L’applicazione alla gestione del servizio educativo del modello democratico-parlamentare – in forza del quale il rappresentare conta moltissimo, il governare pochissimo – ha provocato l’effetto che tutti rappresentano tutti, ma nessuno governa nessuno. La seconda ragione, più nascosta, ma più cogente, è che il governo del servizio educativo si dirama lungo la filiera vertical-burocratica che parte dal Ministero e scende giù fino alle unità di base. Insomma: il governo della scuola c’è già, ma è esterno alla scuola. Quanto all’autonomia scolastica, introdotta nel 1997, che lasciava intravedere prospettive di autogoverno delle scuole e di partecipazione più incisiva dei genitori, è rimasta impigliata nella rete burocratica e centralistica del Ministero.
Donde la tendenza di molti genitori a fuggire dalle responsabilità educative verso i figli, avendo sperimentato l’esclusione ad opera del dispositivo statalistico e centralistico. La fuga dall’educazione, tuttavia, si deve a cause più profonde, tutte riconducibili alla difficoltà di questa generazione di genitori del post-’68 ad affrontare l’enorme mutamento antropologico in corso delle generazioni dei figli.
Un nuovo Cda
Il 20 giugno del 1789 i rappresentanti del Terzo stato, avendo trovato sbarrata la porta dell’Assemblea nazionale, si riunirono nella Sala della Pallacorda, a Parigi, e dichiararono: «La nazione siamo noi!». Il 7 luglio 1789 si autoproclamarono Assemblea nazionale costituente. è forse un esempio che i genitori italiani potrebbero imitare: riunirsi in una qualche Sala della Pallacorda – uno School Day? – per mandare alla società, alla politica, all’amministrazione scolastica un messaggio semplice ed essenziale: l’educazione siamo noi. è ora che i genitori escano dalla rassegnazione, dallo scetticismo, dalla disperazione quieta dell’impossibile cambiamento. Alla base di questo principio sta un dato naturale: che al punto di intersezione tra genitori e istituzione scolastica sta una persona in costruzione, un figlio. Perciò la parola-chiave è quella della personalizzazione dell’itinerario educativo. La scuola non è di tutti, è di ciascuno. Occorre, pertanto, che i genitori si battano per un assetto istituzionale, ordinamentale, culturale e organizzativo che renda possibile la personalizzazione. Non perché sono ingegneri istituzionali, ma perché appunto e solo genitori.
Dal principio di personalizzazione seguono alcuni corollari:
1. I genitori sono i committenti del servizio educativo rispetto alla società e allo Stato.
2. Il sistema educativo nazionale deve essere ridisegnato attorno ai ragazzi e ai genitori, così da consentire ai ragazzi la personalizzazione dei percorsi educativi e ai genitori il pieno e libero esercizio della responsabilità educativa. Si tratta, conseguentemente, di superare la rigidità dei percorsi, attraverso una più ampia libertà di apprendimento per gli studenti: piani di studio personalizzati, flessibilità del tempo scuola e delle materie di apprendimento, sullo sfondo vincolante di competenze-chiave, tutor, portfolio e certificazione delle competenze, opzioni di ingresso e di uscita (anticipi), alternanza scuola-lavoro, apprendistato, orientamento continuo, sistema dei crediti, reversibilità delle scelte, merito e valorizzazione dei talenti.
3. I genitori sono liberi di scegliere il provider dei servizi educativi, quale che ne sia la natura giuridica (pubblico o privato, statale o non statale), liberi di scegliere la scuola che ritengono migliore. I fondi devono seguire il ragazzo, dovunque vada.
4. I genitori devono disporre preventivamente di tutte le informazioni utili e necessarie circa la qualità dell’offerta educativa degli istituti scolastici, fornite dalle scuole e dal Servizio nazionale di valutazione, per poter esercitare effettivamente la libertà di scelta.
5. La nuova governance – il passaggio da un governo monistico, unidirezionale, dall’alto in basso ad un autogoverno multipolare, flessibile, dotato di check and balance – prevede che i genitori eleggano il Consiglio di amministrazione delle scuole. Nel Cda possono entrare genitori, imprenditori, enti locali, fondazioni, soggetti interessati all’educazione. Il Cda assume il dirigente, che assume il personale docente e non docente o per concorso sui posti o per contratto privato. La direzione della scuola spetta al dirigente, che ne risponde al Cda; le attività didattiche alla comunità tecnico-professionale dei docenti, che ne risponde al dirigente. Il Cda risponde ai genitori che lo hanno eletto. Il primato educativo dei genitori non è garantito né dalla attuale partecipazione co-gestionaria dei loro rappresentanti al governo dell’istituto né dall’interferenza arbitraria nella didattica, bensì dalla distinzione netta di ruoli e funzioni tra committenti ed esecutori della committenza, tra utenti e produttori del servizio educativo, e dalla valutazione finale dei risultati.
6. La partnership educativa tra genitori e scuola si avvale del portfolio formativo/certificativo attraverso il quale l’alunno verifica i propri progressi, costruisce la coscienza di sé, modifica in itinere il proprio percorso, accelera o decelera i percorsi, sceglie punti di approfondimento, elabora e modifica il piano di studi personalizzato. La gestione del portfolio è a tre: l’alunno, il tutor – l’insegnante esperto che segue l’alunno per conto del Consiglio di classe e cura i rapporti con la famiglia – il genitore.
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