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Mesi fa, all’indomani delle elezioni politiche e con le regionali lombarde alle porte, a un importante ex amministratore di centrodestra arrivò una telefonata di Matteo Renzi che lo voleva coinvolgere nel progetto del Terzo Polo. Il leader di Italia viva cercò di convincere il nostro della bontà dell’idea, assicurandogli che lui e Carlo Calenda avevano intenzioni serie e non ideologiche. In sostanza gli disse che il Terzo Polo non sarebbe stato una simil-sinistra, ma un centro vero, “popolare” e riformista e che le regionali sarebbero state solo un test di passaggio, ma che il vero orizzonte cui guardavano erano le elezioni europee.
Probabile che Renzi fosse sincero e che il momento gli ispirasse pensieri positivi e costruttivi, e non solo di mero posizionamento strategico. Quello fu, a tutti gli effetti, il “magic moment” del Terzo Polo che si era trovato, per errori altrui, nella condizione di lucrare consensi grazie ai pasticci elettorali di Enrico Letta e alla campagna dei “gratui...
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