La rosa dei Tempi

Di Tempi
04 Ottobre 2007

Padoa-Schioppa nuovo speaker del Tg1
Tg1 di mezzodì, sabato 29 settembre. La conduttrice Monica Maggioni illustra il primo servizio del tg riottiano. Il tema è la Finanziaria e il servizio spiega quali saranno i provvedimenti adottati. Rientro in studio. La giornalista, mentre appare alle sue spalle la foto del leader Cisl Bonanni, dice che questi si è dichiarato perplesso. Poi foto del leader Cgil Epifani che mostra apertura nei confronti del provvedimento. Non proprio un servizio equilibrato, degno di un tg che si definisce “super partes”. Poi la Maggioni presenta l’ospite in studio.
Totipotente Chi era l’ospite? Un rappresentante dell’opposizione? No. Un analista, un economista, un esperto che potesse spiegare pane al pane che cosa sarebbe accaduto alle tasche degli italiani? No. Un giornalista equilibrato stile Corriere della Sera? No. Un intellettuale di qualche circolo bene tutto numeri e cifre? No. A spiegare «come la manovra aiuterà i poveri» c’era il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Che è un po’ come chiedere a Dracula un consiglio su come tenere buoni i bambini durante le iniezioni.

Valentina Colombo e le poetesse arabe liberali
Sono ventinove, sono poetesse e sono arabe. Sono le donne a cui Valentina Colombo, dopo l’antologia di racconti Parola di donna, corpo di donna, torna a dare voce. Riunendone i versi in una raccolta che, dal Marocco all’Iraq, dalla Siria allo Yemen, promette di aprire nuove sorprendenti finestre su un mondo di cui pensavamo di conoscere tutto, tranne la libertà anelata e cantata dalle sue donne. A queste la curatrice dedica Non ho peccato abbastanza (Mondadori, 8,40 euro, 350 pagine).
coraggiose Valentina lo dice da sempre che solo leggendo i testi delle menti libere da pregiudizi antioccidentali si scopre l’islam liberale, e da più di un anno è a queste menti che dedica la sua rubrica su Tempi, “Nuovi Averroè”. Ma il coraggio di Valentina Colombo non finisce qui. Perché questa studiosa, traduttrice del Nobel Nagib Mahfuz, ricercatrice dell’Imt, senior fellow presso l’European Foundation for Democracy, collaboratrice del Center for the Liberty in the Middle East e docente, di recente ha trovato anche il tempo di diventare mamma. Complimenti.

Ma sulla rivolta dei bonzi birmani Misna ci va coi piedi di piombo
Misna, agenzia di stampa degli istituti missionari italiani, accusa «alcuni grandi mezzi d’informazione, buona parte del “web” e altre organizzazioni» di «spettacolarizzare e inasprire il conflitto in atto» in Birmania, da cui arrivano solo notizie «che sono soprattutto di fonte o governativa o del dissenso: ovvero di parte». «Nelle strade del paese sono in gioco vite umane da rispettare e proteggere anche con notizie che possano aiutare il dialogo anziché contribuire a un altro focolaio di guerra».
doppiopesisti Quando le proteste popolari sono indirizzate contro gli Stati Uniti, i paesi occidentali o il “neoliberismo”, Misna non ha alcun problema a farsene megafono. Ma quando la gente che scende in piazza gode della solidarietà dei paesi capitalisti, che propongono sanzioni contro il regime in sede di Nazioni Unite, Misna diventa sospettosa: scola il moscerino della corretta informazione ed evidenzia i dilemmi morali sui modi del sostegno agli oppressi. Che potrebbero anche essere provocatori al soldo dell’imperialismo: non si sa mai.

In tv la gente torna a vedere il calcio
A Roma i palazzi della televisione sono tutti in subbuglio. Gli addetti ai lavori parlano e litigano molto fra loro a causa del fatto che la nuova stagione catodica si è aperta con una grossa sorpresa. Pare infatti che le trasmissioni sul calcio stiano segnando quest’anno uno share medio di almeno dieci punti superiore a quello (miserrimo) che riuscivano a racimolare l’anno scorso. Grandi diatribe sono nate sull’interpretazione da dare a questo fatto straordinario. Ovviamente anche Tempi ha una sua chiave di lettura.
era ovvio Il primo fattore è “l’effetto bentornata Juve”. Un fenomeno che però non è legato, come dicono, al fatto che dopo Moggiopoli il campionato è di nuovo quello “degli onesti”. No, “l’effetto bentornata Juve” si verifica quando una squadra di serie A si fa ingiustamente un anno di B, riconquista la prima serie e, nonostante i saccheggi subìti durante l’estate della vergogna, si ritrova lì davanti un bomber come Trezeguet che promette sorci verdi per tutti. Soprattutto per gli onesti. Poi c’è il secondo fattore. In breve: da quando al governo le cose vanno così, meglio occuparsi di gnocca e di fùtbol.

Ramadan è sempre moderato. Nonostante Tariq
L’editrice Città Aperta ha tradotto in italiano i due libri più noti di Tariq Ramadan. Nel comunicato di presentazione i Fratelli Musulmani vengono definiti «la più importante e diffusa corrente di pensiero del riformismo islamico. Pur avendo subìto durissime campagne di repressione, in conseguenza delle quali si sono staccate frange che hanno accettato il terreno dello scontro armato, essa rimane un punto di riferimento per qualsiasi iniziativa di rinnovamento in senso liberale e democratico».
propagandista E come no? I Fratelli Musulmani sono talmente liberali e democratici, che quando sono nati nel 1928, fondati da Hassan al Banna, il nonno di Tariq Ramadan, si sono dati il seguente motto: «Dio è il nostro fine, il Profeta Maometto il nostro capo, il Corano la nostra Costituzione, la Guerra santa il nostro mezzo, la morte al servizio di Dio il nostro supremo desiderio». Alla puntata di Otto e mezzo cui è stato invitato l’esponente islamista ha fatto di tutto per non sembrare un propagandista. Ora i suoi editori rovinano tutto.

Pansa continua la lotta per la verità sul 1945
La sua ultima fatica letteraria, I gendarmi della memoria, altro non è se non la naturale continuazione di una battaglia culturale e di verità che Giampaolo Pansa cominciò anni fa pubblicando il coraggioso Il sangue dei vinti: dimostrare come la lotta partigiana fu anche guerra civile con tutte le degenerazioni e gli orrori che questo comporta. Ma lui, Giampaolo Pansa, è più del personaggio che qualcuno vorrebbe ingabbiare nella definizione di “revisionista”. Era e resta un giornalista senza peli sulla penna.
indistruttibile Nato a Casale Monferrato, classe 1935, Giampaolo Pansa potrebbe tranquillamente passare una vecchiaia dorata limitandosi a scrivere il suo “Bestiario” sull’Espresso e ingrigendo tra banalità e luoghi comuni come fanno i vari Scalfari, i Biagi e il resto della gerontocrazia giornalistica italiana. Ma lui no. A 72 anni ha ancora l’energia di un ragazzino e la voglia di continuare a testimoniare i tempi e le verità che qualcuno vorrebbe seppellire sotto la patina untuosa della storiografia ufficiale. Chapeau. E che il Signore ce lo preservi.

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