La rivincita di un artigiano (che piace anche a Ornella Muti)

Di Massobrio Paolo
03 Ottobre 2002
La prima volta di Canelin fu a Santo Stefano Belbo, nella locanda di casa Gancia

La prima volta di Canelin fu a Santo Stefano Belbo, nella locanda di casa Gancia che aveva radunato venti ottimi produttori artigianali. Uno era Mario Bianco di Caluso, autore di un miele di tiglio dai profumi eccezionali e Canelin lo stava assaggiando di fianco a me. Scoprii che questo signore era il celebre produttore di torrone che abitava vicino ad Acqui Terme. La cosa incredibile di questo signore, oggi settantunenne che di nome fa Giovanni Verdese, è l’essere rimasto se stesso, nonostante i successi. Di lui hanno parlato tutti i critici enogastronomici italiani e stranieri, i suoi prodotti fanno impazzire Ornella Muti ed Ermanno Olmi, mentre i migliori ristoratori italiani, Vissani in testa, mettono in carta dolci specificando che tra gli ingredienti c’è il torrone Canelin. Se andate a Visone, dopo aver passato la via delle terme di Acqui, vi sembra che il tempo si sia fermato. Il suo negozietto (tel. 0144/395285) è quasi spoglio e propone amaretti freschi e torrone, quello friabile, duro al primo morso ma pronto a fondersi in bocca con estrema fragranza. Ogni “cotta” la assaggia personalmente quaranta volte, prima di dare il benestare ad un prodotto fatto di albume, miele di alta qualità e nocciola “Tonda gentile delle Langhe”. Cos’è la passione, l’assunzione di responsabilità nel proprio lavoro? È questo torrone fatto lontano dalle luci abbaglianti della notorietà che avrebbero potuto indurre Verdese a puntare sulla quantità, magari lesinando sulla qualità. E invece no: 70 quintali di torrone l’anno e la zia Cesarina, 82 anni, che incarta le stecche di questa ghiottoneria. Sabato prossimo a Percoto (Udine) Giovanni Verdese riceverà dalla famiglia Nonino il premio Risit d’Aur, quello che viene dato a coloro che col proprio lavoro fanno cultura del territorio. Brindiamoci sopra con un vino passito fine, non troppo pastoso. Ad esempio un Forteto della Luja (0141/831596) prodotto a Loazzolo, dopo una vendemmia tardiva e scalare di uve moscato coltivate sopra i 500 metri di altezza.

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