La riforma Cartabia è poca cosa

Di Redazione
18 Giugno 2022
Cosa prevede la nuova legge che attira le critiche feroci dei manettari e i flebili applausi di chi l'ha approvata. Come dice Renzi, «è più inutile che dannosa»
Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, nel giorno dell'approvazione della sua riforma, per la riforma, 16 giugno 2022
Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, nel giorno dell'approvazione della sua riforma, per la riforma, 16 giugno 2022

La riforma Cartabia sulla giustizia è diventata legge tra flebili applausi. Difficile trovare toni entusiasti per quella che pare essere, più che altro, una riforma per dare un segnale all’Europa che nel nostro paese si “stanno facendo i compiti” sul Pnrr.

L’Anm si straccia le vesti e il Fatto bombarda sulla legge, ma non fatevi ingannare. Da quelle parti ogni sospiro è interpretato come un attentato all’indipendenza dei pm (addirittura «schedati» secondo il giornale di Travaglio). Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, ha parlato di «segnali pericolosi».

Cosa cambia

Se ci si inoltra nel merito, i cambiamenti più importanti, detti in supersintesi, sono questi.

Innanzitutto, nel settore penale, sarà consentito un solo passaggio tra la funzione requirente e quella giudicante. Non siamo alla separazione delle carriere di cui si parla da anni, ma almeno è un segnale.

Un secondo aspetto riguarda le cosiddette “porte girevoli” e cioè i passaggi dalla magistratura alla politica. Qui la legge mette una serie di paletti, obbligando i magistrati a fermarsi e a non tornare a lavorare nelle regioni in cui hanno svolto il loro operato.

Tre: il Csm. Il prossimo Consiglio superiore della magistratura sarà composto da 30 membri (più presidente della Repubblica, il primo presidente della Cassazione, il procuratore generale della Cassazione). Il Parlamento ne elegge 10, i togati 20, con un sistema piuttosto complicato detto “binominale con quota proporzionale”.

Quattro: il fascicolo che ogni magistrato deve presentare sulla propria attività al Csm avrà cadenza annuale (prima andava presentato ogni 4 anni).

Altre novità riguardano gli incarichi direttivi (con nomi scelti tra una terna) e il voto degli avvocati sulla professionalità dei magistrati, ma quel che ci pare più significativo segnalare (anche se velleitario) è il richiamo a non informare i giornalisti sui risultati delle indagini (campa cavallo).

Una riforma “pre Palamara”

Come si diceva, la riforma è poco incisiva. Luca Palamara ha detto che «la montagna ha partorito un topolino» e che, al di là delle lamentele dell’Anm, il sistema delle correnti continuerà ad avere «il totale controllo. Il sistema non subirà alcun contraccolpo».

Anche il giudice costituzionale emerito Sabino Cassese, che pure ha un giudizio positivo sul lavoro del ministro, ha detto che questa riforma «va nella direzione giusta, ma fa soltanto una parte del percorso. Poi bisognerà fare tutto il resto».

Insomma, come ha notato Giulia Bongiorno (Lega, che ha votato sì) e Matteo Renzi (Iv, che si è astenuto) la riforma Cartabia è poca cosa. La prima ha dichiarato che «la votiamo, ma è una riforma anacronistica, e “pre-Palamara”, ne serviva una costituzionale, ne faremo noi una coraggiosa e nell’interesse di tutti nella prossima legislatura». Il secondo ha motivato l’astensione del suo partito dicendo che «è una riforma più inutile che dannosa».

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.