La grandezza del seminarista bambino che diede la vita per la «scelta dell’umano contro il disumano». E che continua a compiere miracoli
Cerimonia di beatificazione di Rolando Rivi, Modena, 5 ottobre 2013 (foto da rolandorivi.eu)
«Rolando non aveva fatto niente. E noi l’abbiamo ucciso solo perché aveva la veste da prete, ma non aveva fatto niente». Questa la risposta data a Sergio, cugino di Rolando Rivi, da un partigiano ormai morente. Si tratta di un passaggio chiave di una lunga intervista ad opera di Matteo Fanelli, e da questi inserita nel capitolo finale del suo libro, 13 aprile 1945. La lotta partigiana e il martirio di Rolando Rivi (Itaca).
Per introdurre alla conoscenza di Rolando Rivi, Fanelli non solo accompagna il lettore a comprendere il nesso tra la storia del giovane seminarista e quella della Resistenza, ma arriva a svelarne la sostanziale (e indicibile) coincidenza: se è vero – come ricorda il partigiano cattolico don Giovanni Barbareschi – che «la Resistenza è stata anzitutto una ribellione morale, la scelta consapevole dell’umano contro il disumano», la volontà del 14enne Rivi di donarsi a Cristo, continuando a indossare la tonaca anche dopo che...