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La prigione del sé

Di Caterina Giojelli
22 Ottobre 2022
L’impennata di suicidi tra i ragazzi a due anni dal lockdown non è una «assurda coincidenza». Senza una famiglia sociale non c’è social che tenga: nell’era del “tutto subito”, l’io può diventare troppo pesante per essere sopportato in solitudine. Tre terapeuti alle prese con il più moderno dei drammi
Foto di Quasi Misha per Unsplash

Era il primo giorno di scuola di un anno fa, la sveglia suonava le sette: la quindicenne si era alzata dal letto, aveva aperto la finestra e si era lanciata giù dal settimo piano della sua casa a Bollate. Un’ora dopo, in zona Cenisio, a Milano, una dodicenne che doveva iniziare la seconda media scavalcava la ringhiera e si lanciava dal quarto piano. In un altro angolo di città, rincasato dal primo giorno di superiori, un quindicenne si lanciava da un dodicesimo piano della Comasina. Non si conoscevano, i tre ragazzini, non c’è alcun collegamento, scrissero i giornali: i tre lanci nel vuoto venivano definiti «un’assurda coincidenza».

Marzo 2022, un quattordicenne si impicca con la cintura dell’accappatoio al letto a castello: frequentava la terza media in un paesino della Franciacorta, giocava a calcio, lo trova la sua sorellina. Aprile, un sedicenne dell’Itis Nullo Baldini di Ravenna si getta sotto un treno: «Non doveva accadere», scrive ...

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