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Tra le parole perse, c’è proprio lei, la parola. Non è una scomparsa recente: se ne parla da secoli. Nel Fedro, Platone, solitamente molto equilibrato, si lascia andare a una scomposta condanna della “scrittura”, responsabile della sua uccisione. Questi strani segni non facilitano la sapienza, non la verità, ma solo la sua apparenza. La parola scritta non sa rispondere, se interrogata maestosamente tace, non entra nello scambio dialettico e continua a significare sempre il medesimo.
La conquista della parola
Il passaggio dalla parola orale a quella scritta, in effetti, ha segnato una delle più grandi rivoluzioni dell’esistenza umana: grandissimi studiosi del secolo scorso lo hanno intuito con grande acume. Marshall McLuhan, per esempio, ne ha evidenziato gli aspetti clamorosi dal punto di vista delle relazioni sociali e del percorso di autocoscienza dell’individuo: la rottura improvvisa tra un’esperienza auditiva (oralità) e una visiva (scrittura) («un occhio per un orecchio», d...
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