Tentar (un giudizio) non nuoce
La politica può ancora essere affascinante?
Sabato e domenica scorsi sono stato all’assemblea programmatica nazionale di Noi Moderati che si è svolta a Roma. Non posso nascondere che ero partito senza troppi entusiasmi, pensando di trovarmi di fronte al solito evento di partito, fatto di un mix fra retorica politica e proclami identitari. In realtà, l’esperienza che ho potuto fare mi ha davvero sorpreso. Sono stati due giorni di lavoro intenso sui contenuti e sulle proposte concrete, sia negli interventi politici, sia nei tavoli di lavoro, che hanno sviscerato proposte su una dozzina di temi (dalla natalità, alla politica estera, dalla transizione verde e digitale alla sanità, alla giustizia, ecc.). Il livello degli interventi e del confronto è stato particolarmente ricco. Ma mi ha colpito anche l’ascolto di tutti: dai leader del centrodestra all’ultimo consigliere comunale intervenuto a tarda sera. Ancor più mi ha affascinato vedere come ci sia un afflato comune fra tanti soggetti provenienti da realtà, territori e situazioni molto diverse, ma tutti desiderosi di provare a dare contenuto a una proposta credibile per l’area moderata e popolare nel nostro Paese.
L’assemblea si intitolava “un nuovo inizio” ed effettivamente questi due giorni hanno segnato un nuovo inizio sia perché sono entrate figure nuove e di spessore come Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini Giusy Versace, Vittoria Brambilla, ma ancor più perché il lavoro di questo anno e mezzo ha reso possibile amalgamare sensibilità e provenienze diverse in una visione condivisa.
Ridare una speranza ai disillusi
E qual è questa visione? È quella della tradizione politica dei popolari e dei moderati sia di provenienza cattolica sia di provenienza liberale e riformista; che si riconoscono in quel grande patrimonio di idee che da Sturzo a De Gasperi, ma anche da Einaudi a Craxi e Andreotti ha segnato la storia politica dell’ultimo secolo e ha reso possibile una speranza concreta per tanti italiani. La speranza di un futuro migliore, di poter vivere meglio loro e i loro figli e nipoti.
È proprio questo che oggi manca, in un tempo di elettori purtroppo così disillusi e preoccupati. Questo in fondo è il compito ravvivato da questa esperienza: provare a ridare una speranza ai tanti elettori che oggi non la trovano da nessuna parte e per questo stanno lontano dalle urne e dai seggi elettorali.
Nel suo intervento il sondaggista Noto ha evidenziato come ci siano in Italia oltre 9 milioni di cittadini che si dichiarano moderati, ma che non vanno a votare. Ci sono poi 10 milioni di elettori moderati che invece vanno a votare, ma non trovano una offerta politica unica e pertanto si disperdono in tanti Partiti diversi, nel centrodestra come nel centrosinistra.
Politica «vuol dire realizzare»
In un tempo di conflitti e di posizioni esasperate è particolarmente necessario che la voce e le proposte politiche dei moderati possano ricominciare a trovare forza, perché i moderati sono innanzitutto quelli che sanno che per fare politiche e governare un Paese non basta l’emozione o la reazione, ma occorre un giudizio sulla realtà, approfondito e realista. Sanno e sono consapevoli soprattutto che per interloquire serve in primis l’ascolto e poi il dialogo e il confronto. Sanno che far politica, come diceva De Gasperi, «vuol dire realizzare», cioè fornire soluzioni concrete ai problemi e non solo cavalcare il malcontento e l’esasperazione o individuare un nemico da abbattere.
Questo è proprio ciò di cui il nostro paese oggi ha bisogno più che mai. Mi auguro dunque che questo seme possa germogliare. Come ha ricordato Maurizio Lupi nelle sue conclusioni, noi non siamo un cespuglio ma siamo un seme che contiene in sé tutto quello che serve per diventare un albero frondoso. La maturazione del seme è la crescita dell’albero e della foresta non dipenderanno solo da noi, ma certo non dovrà mancare il nostro lavoro e la nostra passione, che in questi giorni hanno ripreso respiro e forza.
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