
La politica e il teatro, ma la porno-sceneggiata risparmiatecela
Già tempo fa avevo difeso il diritto al teatro della politica italiana. Intendevo e ribadisco che il carattere teatrale degli italiani trova anche nella lotta politica, con i colpi di scena, l’accentuazione dei caratteri, la personalizzazione e la polarizzazione estrema dei conflitti, qualcosa che le è congegnale. Perciò non mi stupisco delle trovate berlusconiane, uno che di sceneggiata se ne intende, né di quelle più timide dei suoi avversari. Il punto ora è però un altro. In politica come in teatro devi aver l’idea che si sta combattendo per qualcosa, che so, un amore ostacolato, una guerra d’onore o d’arme, o la conquista di un seggio, di una parlamento, del potere etc. Il rischio che si sta correndo è invece che la sceneggiata a cui ci stanno facendo assistere i nostri politici non nasconda niente se non la loro voglia di esibirsi. Manierismo, si chiama. Perché intanto il potere reale – come viene in mente vedendo le questioni di banche, di tv etc – è in mano a soggetti che non appartengono davvero alla politica ma ad altre dinamiche e rappresentazioni. E dunque si ha l’impressione di vedere uno spettacolo senza sugo. Letteralmente pornografico.
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