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«È la Pasqua più triste per Israele»

Di Giancarlo Giojelli
23 Aprile 2024
La tavola imbandita ma vuota per gli ostaggi a Tel Aviv, i kibbutz quasi abbandonati sotto il tiro di Hezbollah, la speranza che «è più forte della paura», la profezia di Pesach e una domanda: "Fino a quando?". Reportage
Pesach tavola ostaggi tel aviv
Foto di Giancarlo Giojelli

Una tavola apparecchiata nella piazza centrale di Tel Aviv dove ogni giorno si riuniscono i parenti degli ostaggi. Una lunga tavola che era stata imbandita all’indomani del massacro del 7 ottobre. Un segno della festa che avrebbe accolto i rapiti al loro ritorno, ma almeno 113 sono ancora nelle mani di Hamas, e si pensa che 30 siano morti anche se non si hanno notizie certe. Di altri dodici sono stati recuperati i corpi martoriati. Tre uccisi durante una incursione, un raid delle forze speciali israeliane per liberarli.
Pesach e quei posti vuoti alla tavola degli ostaggi
Sono 112 gli ostaggi liberati, che sono tornati a casa e hanno potuto raccontare l’orrore in cui vive chi è prigioniero nei tunnel dei terroristi. La tavola è in parte stata coperta da drappi di iuta, con sabbia e chiodi infissi: segno dei posti sarebbero dovuti sedere quanti sono stati uccisi. Altri posti vuoti sono preparati con cura, attendono, e ci sono anche i seggioloni per i bambini più piccoli, come Arel e Kfir...

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