«Lotto tutti i giorni insieme a mio figlio perché continui a fare passi avanti, ma dopo la trasmissione a cui abbiamo partecipato è ancora bloccato e agitato». A parlare è Ezia Tresoldi, madre di Max Tresoldi, l’uomo che si è svegliato nel 2001 dopo dieci anni in stato vegetativo e che lunedì scorso è stato insultato da Alda D’Eusanio durante la trasmissione “La vita in diretta” su RaiUno. «Quella non è vita», ha detto la presentatrice riferendosi a Tresoldi. «Tornare in vita senza poter più essere libero e soffrire, e avere quello sguardo vuoto… mi dispiace, no!».
«Ho fatto dei sacrifici per aiutare la Rai che mi ha chiesto di lanciare un messaggio di speranza. Ecco, questo è quello che ho ricevuto indietro», dice Ezia a tempi.it. Per la donna di inaccettabile non ci sono solo gli insulti: «La Rai deve smettere di ospitare persone incompetenti invitandole a parlare di questioni delicate come l’assistenza familiare alle persone in stato vegetativo. Piuttosto non si affronti il tema: presentarlo in maniera distorta e faziosa è un disservizio inaccettabile da parte di una tv pubblica. L’ho detto anche al presidente della Rai che mi ha chiamata dopo che avevo richiesto le sue scuse». Anna Maria Tarantola, infatti, ieri ha chiamato la famiglia Tresoldi per esprimere la propria solidarietà e di tutta l’azienda. La tv di Stato «si dissocia dalle dichiarazioni e dai commenti» di Alda D’Eusanio, ha confermato in una nota inviata ad Avvenire Fabrizio Cassinelli, l’uomo delle relazioni con in media di viale Mazzini. Mentre è la stessa signora Tresoldi ad annunciare al quotidiano cattolico che questo pomeriggio, 7 novembre, sarà di nuovo ospite de “La vita in diretta” in una puntata “riparatoria” con veri esperti in studio.
Come si era preparata alla trasmissione?
Ho chiamato a casa mia tutti gli amici e i volontari che ci hanno accompagnato negli anni, per mostrare la catena di amore che mio figlio ha generato e per trasmettere forza alle famiglie che vivono situazioni difficili. Molti si erano presi il giorno di ferie per essere presenti. Eppure la trasmissione ci ha dato pochissimo spazio. Hanno fatto parlare gente che ha avuto esperienze del tutto diverse dalla nostra, persone andate in coma che raccontavano di aver avuto delle visioni. Cose che non c’entrano nulla con lo stato vegetativo e con l’assistenza a chi si trova in questa condizione. Purtroppo non è la prima volta che la Rai si comporta così: ti dicono che il fine è uno e mentre sei lì scopri che è un altro.
Martedì scorso hanno chiamato Lucia Bellaspiga, giornalista di Avvenire esperta di questi temi, perché affrontasse il problema degli stati vegetativi durante la trasmissione “Uno mattina”. Beh, le hanno fatto fare la bella statuina, dandole la parola solo un minuto all’inizio e uno alla fine. A noi hanno riservato un piccolo spazio, poi si è parlato di tutt’altro. Se hanno il problema di fare audience lo dicano, ma non mi facciano perdere tempo. Ne ho già poco, passo la giornata a prendermi cura di Max e a mandare avanti una casa. Evidentemente non sanno come vivono le persone che assistono con amore i disabili.
Siete stati anche insultati.
Con falsità a dir poco crudeli. Quando la D’Eusanio ha detto che quella di mio figlio non è vita siamo rimasti tutti scioccati, non potevamo credere alle nostre orecchie.
E Max?
Max ha tirato su il braccio per risponderle con un gestaccio, peccato solo che l’ho bloccato. Ripensandoci, avrei dovuto lasciarlo fare: era la risposta che la D’Eusanio si meritava. È inaccettabile che una persona possa fare così male ad altre più deboli senza che si prendano provvedimenti seri.