«La Madonna di San Luca quando brilla nel buio»
“San Luca” una delle 12 canzoni dell’ultimo album di Cesare Cremonini, Alaska Baby, scritta con l’amico Davide Petrella, è una poesia, è “La Poesia”, che porta con sé un non so che di sovrumano. Ho sempre pensato che nella loro carriera abbiano avuto illuminazioni divine (“Io e Anna” e “Poetica” tra le tante). Ma qui si sono superati. Sembra che come Roy Batty (Rutger Hauer) abbiano visto «cose che voi umani non potreste immaginarvi». L’incontro poi con la voce immensa di Luca Carboni rende quel sovrumano semplice e vero.
“San Luca”, per Cesare Cremonini, è una «preghiera», «un po’ religiosa e un po’ laica», con «un’anima popolare» e «parla il linguaggio da inno dei nostri sentimenti». Ed è per questo che, anche se appare come la canzone meno romantica dell’album, credo sia quella che abbia in sé più concentrato d’amore. È il “sugo della storia”, perché abbraccia tutto, non solo il sentimento per l’amata. Tocca la solitudine, ma anche la speranza. Tocca il dolore, ma anche l’amore. Ma soprattutto tocca il desiderio e la domanda. È prodigiosamente completa. E «quando la luce si fa camminare» si inizia a piangere. E non si finisce più.
La nebbia sembra un oceano
Poi c’è un verso di un’attualità indicibile che mi colpisce più di tutti e con la voce di Luca Carboni si percepisce ancora di più il dramma.
«La nebbia sembra un oceano. Quanti ragazzi ci annegano. E se ci pensi fa male al cuore».
Penso ai quei ragazzi che in questi giorni stanno scendendo in piazza con le bandiere della pace, e poi fanno violenza. Non metto in dubbio le loro ragioni, che sono da ascoltare. Ma se si vuole la pace, la si vuole per tutti.
Penso a quei ragazzi della Statale di Milano che hanno impedito ad altri ragazzi come loro che si svolgesse un convegno, inondandoli di insulti. Ma togliendo la libertà di espressione ad altri, si stanno difendendo ancora degli ideali?
Penso all’ennesimo caso in cui un ragazzo di Sorrento è stato quasi ammazzato per difendere un amico. Perché?
Come è vero che fa male al cuore. E forse sento tanto questo male perché per esperienza so cosa vuol dire vivere nella nebbia. Ma si può comunque scegliere «se dare la vita o negarla».
Come la mamma di questo ragazzo che in un’intervista al telegiornale, senza rabbia ma con una tenerezza invidiabile, dice ai microfoni: «Fatevi aiutare».
Cosa va come vogliamo noi?
E allora pensi al magnifico verso:
«Guardiamo la Madonna di San Luca quando brilla nel buio, e poi pensiamo al futuro».
Quanto è vero. Guardando una donna che brilla nel buio come la Madonna di San Luca, guardando una donna che ha ancora tenerezza verso ragazzi che annegano, solo così si può pensare al futuro. E poi la campana. Quella benedetta campana. Anna Scott (Julia Roberts) direbbe: «La felicità non è felicità senza una capra che suona il violino». Verissimo. Io aggiungerei: la felicità non è felicità senza il rintocco delle campane.
Infine forse il motivo per cui questa canzone mi è entrata visceralmente nel cuore, è perché anch’io, senza essere bolognese, sono corsa sola verso San Luca. Ecco, non a piedi ma in macchina. Ma vale lo stesso.
L’ultima volta che ci sono stata è qualche anno fa. Ero partita per Bologna da sola perché stavo seguendo un’intuizione. Ora, ascoltando la canzone realizzo che sì, stavo cercando una strada per ritrovarmi. Non è andata proprio come volevo. Ma per fortuna cosa va come vogliamo noi?
Per quanto qualcuno mi dia ancora della strana – ma forse è proprio chi non fa mai qualcosa di strano e da solo, che non è sicuro che nell’universo non è mai veramente solo –, sono stati due giorni bellissimi e liberi. Due giorni anche di pianti, sì. Ma quando ci si cerca, quando si vuole toccare l’anima, si piange.
Lotta infinita
La mattina del 13 dicembre, prima di ritornare a casa volevo salutare Bologna dal punto più in alto. Da quel meraviglioso Colle della Guardia. Ma soprattutto volevo affidare alla Madonna di San Luca una domanda. Una domanda tra le mie infinite domande. E allora sono corsa da Lei. Quella mattina aveva nevicato. Quando sono uscita dal santuario mi sono accorta del bellissimo contrasto tra il rosso del santuario, tra le rose che spuntavano ancora sotto il pronao, e la neve bianca. Per quanto fossi immensamente triste, in quella visione idilliaca ho intravisto una promessa di bene. Da quel giorno, per una serie di buone ragioni, non sono più tornata. Ma lo farò prima o poi.
Non sono sicura, e non ho una fede certa, ma sto ancora sperando che a modo Suo possa rispondere a quella domanda.
Sono invece sicura, però, che da quel giorno più di prima, mi stia chiedendo di vivere – vivere anche giorni interi che non vanno. Giorni annebbiati. Senza vergognarmene –. Da quel giorno, più di prima, mi sta chiedendo di credere nei «Suoi miracoli», di credere che non sia tutto qui. Ma soprattutto di credere che non sono sola in questa “lotta infinita”. Ma infinitamente bella.
«Perché dovremmo alzarci al mattino?», chiederebbe Eve (Molly Shannon) all’amica Sara (Kate Beckinsale). Per guardare «la Madonna di San Luca quando brilla nel buio».
“San Luca”, è decisamente “la torta” per cui vale la pena alzarsi al mattino. Per cui vale la pena ancora domandare tutto. È la stella polare dell’album. È la stella polare delle nostre giornate annebbiate.
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