La lunga estate delle tardone tormentate dalla semiotica di Diana

Di Guia Soncini
15 Settembre 2017
Sapevo che sarebbe stato un anniversario pieno di stucchevoli menzogne. Quel che non avevo calcolato era che durasse tre mesi

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Cara Guia, dimmi che è finita. È settembre, dev’essere finita per forza, no? Sapevo che il 31 agosto sarebbe stato faticosissimo – figuriamoci, il ventennale della morte della santa. Oddio, “santa”. Non farmi parlare. Conservo ancora una copertina del National Enquirer che, la settimana prima, le dava dell’irrecuperabile ninfomane. Come possa bastare un incidente stradale a trasformarti da poco di buono a virtuosa è un mistero che mi sfugge, ma io d’altra parte sono una pratica, mi piacciono i cavalli, il giardinaggio: questi esoterismi non fanno per me.

guia-SonciniSapevo che sarebbe stato un anniversario pieno di stucchevoli menzogne. Quel che non avevo calcolato era che durasse tre mesi. Tre mesi in cui non mi sono mai potuta lamentare, altrimenti chi lo sentiva Carlo: è la madre dei miei figli, sospira come se il senso di colpa fosse un segnale degno d’attenzione. I tuoi figli hanno l’età alla quale io e te già ci rotolavamo nei covoni, direi io se non fossi la donna paziente che sono.

Ma ti rendi conto? È una vita che sopporto etichette diffamatorie. Prima l’amante tardona che neanche si pettina e non si capisce come l’erede al trono possa preferirla alla virginea biondina, una che aiutami a dire la noia. Poi la strega che ha rubato il marito alla principessa dolente, la principessa dei cuori, la principessa del popolo, la principessa sul pisello. Poi quella che non deve approfittarsi della fortuna che la prima moglie sia morta: puoi sposartelo ma pure se diventa re non potrai mai farti chiamare regina. Capirai cosa me ne frega, la corona sta pure male con gli stivali di gomma.

Tutto, ho sopportato. Mi ha tormentato da viva – lo sai che una volta si fece fotografare in costume solo perché era il mio compleanno, e voleva che le foto della mia festa non finissero in prima pagina? Poi la strega invidiosa sarei io – e continua a tormentarmi da morta. Sono tre mesi che non passa un giorno senza un articolo su Diana, il mito di Diana, la semiotica di Diana, le pettinature di Diana, la maternità di Diana. E non farmi parlare dei figli. Ho deciso d’essere la matrigna perfetta, di non commentare l’educazione dei miei figliastri, ma qui che non ci sente nessuno e che parlate una lingua che nei paesi seri nessuno capisce, qui posso dirlo: se i miei figli vent’anni dopo il mio funerale dessero interviste sulla loro orfanitudine io uscirei dalla bara per prenderli a calci nei loro graziosi deretani.

E invece, tutti commossi. Un’estate di commozione appresso a una morta dei bei tempi antichi, quelli in cui la valle era verde, l’economia era florida, i social non c’erano quindi ora abbiamo tutti gli hashtag da sfogare, erano vent’anni che ce li tenevamo da parte. E come sono sensibili quei ragazzi, tutti la mamma. E com’è pentita la regina che in fondo le voleva bene (ma quando mai). E com’è stata coraggiosa con le mine antiuomo e i malati di Aids e chi più buone cause ha più ne metta. Non è mica vero che l’unica ex moglie buona è l’ex moglie morta: fatevi un giro nella mia vita, se non ci credete. Nel nostro matrimonio c’è una morta così ingombrante che ogni tanto chiedo al maggiordomo di apparecchiarle un posto a tavola. Che estate lunghissima. Ho fatto fuori barili di gin tonic. Speriamo sia finita.

Ps. Ti prego di usare il mio nome da nubile, non voglio che i parenti di mio marito mi riconoscano: sai, hanno deciso che trovavano simpatica la morta.
[Camilla Parker B.]

Cara Camilla, ti ho pensata molto, in questa lunghissima stagione di rievocazioni e interviste lagnose. Hai una tempra invidiabile, e se per caso ogni tanto i nervi hanno ceduto, se ti sei fatta prendere dalle paturnie e hai mandato Carlo a dormire sul divano, io ti capisco. Nessun uomo della mia vita ha mai avuto il cattivo gusto d’essere vedovo, ma ci sono certe ex vive che ogni volta che le vedo in costume su Instagram devo prendermi uno Xanax. E non è neanche il mio compleanno. Figuriamoci se non ti capisco. Hai tutta la mia solidarietà di tardona che neanche si pettina.

@lasoncini

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