La legge sull’incesto dimostra che la politica conta eccome: infatti può fare danni pazzeschi

Di Renato Farina
09 Dicembre 2012
Concedere il diritto di riconoscimento del figlio da parte del genitore incestuoso è la distruzione dell'idea essenziale di famiglia

Pubblichiamo l’articolo di Renato Farina, alias Boris Godunov, uscito nel numero del settimanale Tempi in edicola.

Qui si tratta di un tema tremendo. L’incesto. Ma ci arrivo per gradi. Come si dice oggi, fornisco la narrazione.

Boris ritiene che la politica ormai non serva a niente. A dire la verità – sostiene lo zar e ribelle russo – non hanno nessuna utilità neppure i tecnici. Basta guardare le prime pagine dei giornali. Essi dicono: il Pil dell’Italia retrocederà di due punti l’anno prossimo, poi un po’ meno. La disoccupazione crescerà e il reddito si abbasserà di un tot virgola tot. Se tutto è già deciso dalle leggi bronzee della economia e della storia, che discutono a fare destra e sinistra, Monti e Brunetta, Fassina e Giavazzi? Ormai qui si richiedono soltanto scienziati che misurano il futuro, e se sbagliano: in galera! Vale per i terremoti e perché non dovrebbe valere per il portafogli privato e statale? La politica dunque – sostiene Godunov – è fanfaluca per asini spelacchiati, è retorica per volpini con il cimurro incazzoso. Del resto, non è certo casuale che l’ideologo di Grillo sia un signore, il dottor o ingegner Casaleggio, la cui produzione scientifica è una previsione di guerre e numero di morti. Dunque, siccome tutto è già deciso, tanto vale andare al potere, godendosi gli eventi con le chiappe appoggiate sul morbido burro del successo e del dinero. Questo dice Boris.

Ho risposto a Boris così. Non è vero che la politica non conti più nulla. Essa fa le leggi. Ed esse registrano sì i cambiamenti del sentimento popolare, ma sono anche proposte di una forma di civiltà. Da Aristotele in poi le norme hanno una funzione pedagogica. Per cui, forse sul breve la politica non riesce a condizionare i numeri della deriva economica, di certo però può moltiplicare o ridurre il numero dei dolori personali, può sanare o allargare ferite. Per questo non possiamo abbandonarla. La prova? L’incesto. No, non è che il Parlamento ha detto che va bene l’incesto. Non ancora almeno. Ma la strada è tracciata in questa dittatura del relativismo dove la resistenza la fa quasi solo il Papa con il suo manipolo sciagurato di peccatorissimi. Non l’incesto, ma la sua normalizzazione legale, attraverso la concessione del diritto di riconoscimento della prole da parte del genitore incestuoso. Il disfacimento dell’idea essenziale di famiglia è diventato legge nel tripudio generale, con soli 31 voti contrari. All’interno della legge che – sacrosantamente – equipara i diritti di qualunque figlio, naturale o legittimo che sia, si nasconde infatti il diavolo. Ripeto: si dà la facoltà al padre o (ma accade assai più raramente) alla madre, e dunque al papà/nonno o alla mamma/nonna o zio/papà eccetera, di riconoscere come suo il bambino e di dargli il nome. La scusa è che in tal modo il piccino non perderebbe l’eventuale eredità et similia. Una panzana gigante. Già adesso questa tutela esiste. In realtà mettendo fuori causa il genitore snaturato si umilia il bambino fino a trasformarlo in oggetto di una decisione presa da chi gli ha violentato la mamma (con il tenue velo di un giudice che acconsenta). Questo inietta nella legislazione e nel pensiero collettivo un virus pazzesco. Proprio pazzesco, folle, che sconvolge l’idea originaria di famiglia.

Siccome sono molto colto (ma va’ là) citerò Michel Foucault. Egli fa la storia delle teorie sull’incesto come tabù su cui si regge la società. Da Emile Durkheim a Claude Lévi-Strauss. È la grande questione della devianza. Foucault sostiene che la società oggi si regge sull’esclusione non più degli incestuosi ma dei folli, dei pazzi. Ecco, allora noi siamo pazzi! Siamo contro il nuovo fascismo della normalità conformista. Mi bacia Boris: “Ma certo: è il tempo degli jurodivye di Dostoevskij, dei folli per Cristo, dei pazzi di Dio”.

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1 commento

  1. luigi lupo

    Farina torna a fare l’gente segreto cosi almeno stai zitto e ti paghiamo meno di un deputato. Tipico esempio di deputato scelto da Berlusconi per chissà quali meriti. Ogni articolo una panzana. Trascrivi su Tempi il tuo intervento alla camera in cui spiegavi ai tuoi colleghi deputati le stesse cose che hai spiegato a noi e cioè che la legge è inutile. Se non hai fatto l’intervento sei fuori tempo massimo.

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