
La Kirchner, contestata in patria, chiede al governo britannico la restituzione delle isole Falkland
A volte ritornano. La presidente argentina continua a far parlare di sé. L’ultima volta è stata l’8 novembre, quando migliaia di persone si sono date appuntamento nelle piazze delle principali città di tutto il mondo con lo scopo di protestare contro il governo di Cristina Kirchner, somigliante sempre più a un regime totalitario, come affermano numerose fonti.
L’#8N (questo era l’hashtag utilizzato dai promotori dell’ondata di protesta che attraverso i social network e in particolare Twitter hanno raggiunto ogni angolo della terra) si é rivelato una vera e propria disfatta per la presidente che, a forza di sussidi e di mosse populiste, ha sempre cercato di accaparrarsi il consenso popolare, in particolare delle parti più deboli e quindi più manipolabili. Secondo la Kirchner (queste le uniche parole di commento dei fatti dello scorso 8 novembre) «le qualità del leader si vedono soprattutto nei momenti di difficoltà e l’Argentina vive, al momento, una fase di democrazia totale».
Con una lettera aperta al primo ministro David Cameron, pubblicata a pagamento su un’intera pagina degli annunci sui quotidiani inglesi Guardian e Indipendent, la presidente argentina ha chiesto la restituzione delle isole Falkland (chiamate Malvinas dal popolo argentino) che, esattamente 180 anni fa, furono prese con la forza dagli inglesi. In quella occasione furono espulsi gli abitanti argentini presenti sull’isola, e il punto sul quale la Kirchner poggia la sua forte critica è la risoluzione dell’Onu datata 1960 che impone ai paesi membri di «cessare il colonialismo in tutte le sue forme e manifestazioni».
Da Londra, che sulle isole vinse la guerra nel 1982, l’unica risposta a questo coup de théâtre è stata la dichiarazione dell’ufficio stampa del primo ministro, che rompe ogni dubbio (nel caso in cui ne fosse rimasto qualcuno): «Gli abitanti delle Falkland hanno manifestato chiaramente il desiderio di rimanere britannici». In ogni caso, un fatto che farà parlare. Soprattutto perché questa volta la Kirchner ha tirato in ballo una questione che, populismi o meno, è rimasta nel cuore del popolo argentino.
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