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Un sorriso aperto, come una luce che s’infonde negli ambienti circostanti. Un nome di battesimo che risuona sempre, un’attesa che si fa preambolo di bellezza, anche laddove la sofferenza è la costante quotidiana. Francesca è un’infermiera che opera nell’assistenza domiciliare, ma questa definizione, anche se corretta tecnicamente, è riduttiva, monca, priva di quel pathos che lei riesce a immettere ogni volta che entra in una casa, fosse anche solo per un medicamento o per la sostituzione di un catetere.
È una relazione quella che Francesca porta dentro le case che va a visitare, un dialogo aperto, un pensiero affettivo che scardina ogni incrostazione, pregiudizio, timore. L’assistenza domiciliare o si declina in questa modalità oppure diventa solamente un esercizio tecnico, forse anche utile ma del tutto disumanizzato, quindi inefficace. Lei, invece, le guarda negli occhi tutte quelle anime dolenti.
Conosce le loro vite, i loro piccoli segreti, le passioni di un tempo e tutto...
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