«La Fiom sbaglia, la Fiat a Pomigliano è destinata a produrre a mille»

Di Chiara Sirianni
02 Ottobre 2012
In arrivo altre due settimane di cassa integrazione. Il futuro di Pomigliano è incerto, ma il segretario generale Cisl, Giuseppe Terracciano, è fiducioso: «Il mercato dell'auto si riprenderà»

Altre due settimane di stop dal 29 ottobre al 9 novembre. È quanto riferiscono i sindacati, e la tensione a Pomigliano d’Arco sale. Inoltre non ci sarà nessun percorso unitario tra la Fiom e le altre sigle sindacali. Il segretario provinciale della Cgil, Andrea Amendola, ha ribadito il suo no all’accordo. In questi giorni verrà convocata un’assemblea con tutti i lavoratori. Che futuro avrà Pomigliano? «Sono fiducioso», dice a tempi.it il segretario generale Cisl, Giuseppe Terracciano. Attualmente sono circa 2.200 i lavoratori riassunti e circa 1.500 quelli ancora in attesa di essere richiamati da Fabbrica Italia.

Come fa a essere così ottimista, se sono in arrivo altre due settimane di cassa integrazione?
Quello che faccio è un ragionamento matematico. Fiat ha fatto un investimento di circa 800 milioni su Pomigliano, rendendolo, a livello tecnico, lo stabilimento più attrezzato dell’intera Europa. La produzione di autovetture del segmento A, che rappresenta il cuore della Fiat, è il più efficiente.

Aveva ragione la Fiom?
No, aveva ragione chi ha avuto il coraggio di firmare l’accordo a giugno 2010, approvato con un referendum dalla maggioranza dei lavoratori. Fiat, come condizione per l’investimento, ha posto al sindacato tutta una serie di condizioni per acquisire certezza di produzione e di monte ore lavoro. Con interventi su turnazione, straordinario, eccetera.

Ma Fiat fatica a vendere.
La crisi ha reso vani gli sforzi, ma non la necessità di produrre. A chi interessa la piena ripresa dello stabilimento, e quindi il rientro dei lavoratori? A Fiat. Quindi Pomigliano è destinato a produrre a mille. Questa è la condizione per la sua efficienza.

E il mercato?
Riprenderà. Ormai è ufficiale, da dicembre Fiat dismette la produzione della vecchia Panda in Polonia, a Tynchy: sarà solo Pomigliano a produrre le versioni nuove. Questa è l’unica certezza che abbiamo e ce la teniamo stretta. Si tratta di un salto in avanti considerevole, sul piano dei volumi, che potrebbe aprire i cancelli della fabbrica ai lavoratori. Intanto, attendiamo dal governo un intervento concreto sul rilancio della politica industriale.

@SirianniChiara

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