La Fiera è entrata in società

Di Tempi
01 Novembre 2001
La nuova Fiera Milano Spa è un modello d’eccellenza, e non solo in ambito italiano.

La nuova Fiera Milano Spa è un modello d’eccellenza, e non solo in ambito italiano. Il vecchio Ente, nell’ottobre 2000 ha lasciato il posto a una Fondazione di diritto privato, proprietaria degli immobili espositivi, affiancata da diverse società che si occupano delle attività imprenditoriali. La più grande, con 36mila clienti, è appunto Fiera Milano Spa, controllata al 99% dalla Fondazione, che ha presentato il primo bilancio settimana scorsa (vedi box) e punta a diventare la più grande fiera in Europa.

Una società aperta al mercato…

Tempi ha incontrato Flavio Cattaneo, presidente e amministratore delegato di Fiera Milano Spa, un giovane manager che ha avuto già esperienze come imprenditore e presidente di enti pubblici. Qual è la differenza tra i due modelli d’impresa? «Spesso “privato” è sinonimo di speculazione o avidità. Tuttavia tante volte è proprio l’ente a incancrenire la parte negativa di chi lavora e le disfunzioni tipiche di ogni società operativa. Perché prevale la logica del menefreghismo, del non dover rendere conto a nessuno e vige un’estesa massificazione che non valorizza chi lavora di più e meglio. Anche quella che sembra una garanzia dal punto di vista della stabilità lavorativa, si ritorce infine contro il lavoratore. Il quale per anni vive in un mondo chiuso e se un giorno il suo impiego viene a mancare si trova al di fuori del mercato».

… e un mercato aperto alla società

Allora è il mercato l’unico criterio? «Certamente no. Esistono delle regole. Soprattutto la chiarezza del rapporto e la chiarezza dei ruoli. Verso dipendenti, clienti, fornitori. E il tenere sotto controllo certi difetti che fanno parte dell’uomo, le gelosie, l’eccessiva avidità. Ma non è soltanto una questione etica, lo impone l’interesse dell’azienda. Voglio dire che un’azienda che non premia le energie di chi lavora con entusiasmo, non valorizza le professionalità, ricatta i fornitori, è un’azienda che non si strutturerà mai. Vivrà sempre della gestione del quotidiano, senza vero sviluppo. Per questo il nuovo contratto che Fiera Milano ha concordato, in tutta trasparenza, coi dipendenti (senza neppure un’ora di sciopero) premia le individualità, con incentivi legati ai risultati. Perché un conto è l’uguaglianza delle condizioni di partenza, un altro l’uguaglianza di trattamento rispetto ad impegni diversi. Altrimenti tutto si livella verso il basso». Insomma, Fiera Milano persegue con intelligenza l’utile aziendale. «Naturalmente l’obiettivo è l’utile. Ma ricorderei che una parte di esso ritorna direttamente alla società, perché viene riversato nella Fondazione Fiera che svolge attività di interesse pubblico. Inoltre l’utile di Fiera Milano è legato al benessere dei suoi clienti,. È come un volano, un circolo virtuoso: più Fiera Milano guadagna, più crea sviluppo».

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