LA FEBBRE

In tanti, a proposito e a sporposito, cianciano di cattolicesimo, neocattolicesimo etc. Lo fanno filosofi, politici, giornalisti. Ma non hanno idea o quasi di cosa sia. Non ne hanno il morso nella carne. E il fiore. Come invece aveva uno dei più grandi geni e servi del cattolicesimo. Quel Michelangelo a cui un Papa (Giulio II) ha dato l’onore di affrescare la Sistina, e un altro Papa (Giovanni Paolo II) ha dato l’onore di considerarlo ‘compimento’ delle Scritture. Nei suoi sonetti, che il 20 luglio farò leggere a Milano in una serata a lui dedicata al Teatro di Verdura, dice, tra l’altro:

Deh fammiti vedere in ogni loco!
Se da mortal bellezza arder mi sento, // appresso al tuo mi sarà foco ispento // e io nel tuo sarò, com’ero, in foco.
Signor mie caro, i’te sol chiamo e ‘invoco // contr’a l’inutil mie cieco tormento:
tu sol può rinnovarmi fuora e drento // le voglie e ‘l senno e l’valor lento e poco…
A questi che ciarlan di cattolicesimo applauditi su pubbliche platee, il Grande Michelangelo rammenta che si tratta di una lotta, tra fuoco e fuoco, tra un ‘caro’ e altre prefrenze… Una lotta, non politica, per la vera febbre del vivere, non per la moderazione.

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