La fattoria degli animali di OnlyFans
Perché i giornalisti si gettano gasati come adolescenti in ormone sulle storie di OnlyFans? È una forma di dedizione spontanea, questa della nuova torma di grufolatori e guardoni di stanza al “fenomeno” quotidiano del porno-fai-da-te? C’è una contropartita nel presentarci questo PornHub della porta accanto quale impresa autodeterminata e perfino esemplare sul piano dell’empowerment un giorno sì, e l’altro pure? Come funziona, è OnlyFans che va ai cronisti o viceversa, chi fa l’agenzia di marketing pornografico di chi?
Lo ribadiamo: poiché le prostitute ci precederanno nel Regno dei cieli, non scriveremo una parola contro chi fa sesso a pagamento. Nemmeno se lo chiama sex work. Nemmeno se – scrivono gli ipocriti – “online non è prostituzione”. Ma qualche domanda a chi da settimane va rivolgendole un giorno sì e l’altro pure a questi imprenditori del mercimonio sessuale digitale, tutto “content creator”, “chatter”, “digital editor”, è lecita.
Il Corriere presenta Samuele e Annalisa
Il Corriere giovedì intervista Samuele, 20 anni: «Non sono gay, ma giro video per uomini su OnlyFans. In un mese ho guadagnato 21 mila dollari». Il Corriere venerdì intervista Annalisa, 31 anni: «Ho aperto un profilo su OnlyFans, ero stanca di due lavori per vivere». Dal dialogo – 23 domande – del giornalista col Samuele, che faceva il lattoniere con papà, si svegliava alle cinque le mattino, studiava al tecnico aeronautico, sognava di diventare pugile poi un giorno è stato contatto da un manager interessato al suo profilo su Instagram che gli ha promesso che avrebbe potuto guadagnare 2-3 mila dollari al mese:
Non ha nascosto nulla ai suoi genitori. «Sono al corrente dei miei video osé (…) All’inizio mia mamma mi ha anche incoraggiato a buttarmi (…) mi fermo a qualche “carezza”, non faccio altro. Anche se mi hanno offerto soldi per girare video di tutti i tipi». (…) Quali richieste ha ricevuto? «Una persona mi ha offerto 1.500 dollari per farsi picchiare. Ho rinunciato perché evito le cose estreme». Quali sono i suoi limiti? «Non ho voluto farne uno mangiando un pesce rosso. Per 400 dollari però ho partecipato a un incontro di grappling, di lotta. E un ragazzo mi ha pagato per farmi riprendere mentre gonfiavo dei palloncini fino a farli scoppiare». Con i soldi si è comprato un’auto costosa o un appartamento? «No. Abito ancora dai miei. Ho fatto qualche viaggio. Sto risparmiando perché questa carriera non durerà. A 25 anni sei già vecchio». E cosa vuole fare dopo? «Aprire una mia agenzia. O lanciare una start up per pulire l’ambiente. Ci penso da quando avevo 19 anni».
Dal dialogo con Annalisa (già intervistata dalla Stampa con tutti i distinguo: «Non sono la classica attrice porno, scelgo io con chi fare i video»), sposata, laureata in graphic design, contratto indeterminato da 1.300 euro in uno studio noto di Torino, secondi lavori per arrotondare finché «mi sono accorta che postando la foto dei miei piedi, ho guadagnato di più di quanto mi davano nello studio dove lavoravo»:
«Ho deciso di aprire il mio profilo Of, da sola, senza il supporto di un’agenzia, dopo aver valutato i rischi e le possibilità con mio marito». E cosa avete deciso? «Di iniziare in modo molto soft. Di espormi con gradualità». Parla di centimetri di pelle? «Ho pubblicato una prima una foto “artistica” in topless per 50-60 abbonati arrivati da Instagram. La svolta è arrivata poco dopo, con uno scatto dei miei piedi che grazie a Of ho smesso di considerare come la parte più brutta del mio corpo». E adesso? «Ho 600 abbonati e guadagno una media di 11-12 mila dollari al mese. A fine dello scorso anno, ho iniziato a proporre contenuti soft-porno con altre donne». (…) Le chiedono contenuti speciali? «Un ragazzo mi ha pagato per una chat, dove lo trattavo da tappeto, cioè lo pestavo con i tacchi o lo usavo per fare ginnastica».
OnlyFans è ormai una sezione interna del Fatto (mettetevi comodi)
Il sindacato italiano dei creator di OnlyFans è indubbiamente il Fattoquotidiano.it. Mettetevi comodi. «Onlyfans, Nanda Alfi: “Io, trattata come una prostituta digitale dopo aver affidato la mia immagine a un’agenzia”» (30 novembre). «Poliziotta di Scotland Yard di giorno, su Onlyfans di notte: i colleghi la scoprono e invocano il suo licenziamento» (28 novembre). «“Cosa regalare a tua moglie a Natale? Basta creme, comprale un vibratore”: la star di Onlyfans che si fa pagare per dare consigli ai mariti» (23 novembre). «”Studiavo biotecnologie ma non ero felice, poi sono sbarcata su Onlyfans. Nel mio mese peggiore ho guadagnato 7.500 dollari”. La storia di Lucy Lein» (22 novembre). «Lascia il lavoro da barista, smette di depilarsi e apre Onlyfans: “Non pagavo le bollette, gli studi erano una perdita di tempo. Ora prendo 30mila dollari al mese”» (sempre 22 novembre). «Arriva l’accademia di OnlyFans, corsi per imparare a “guadagnare anche 20mila euro al mese” e “creare dipendenza”» (17 novembre). «Onlyfans, “molti clienti credono di parlare davvero con le ragazze. Non è così”: chi c’è dietro ai profili delle star della piattaforma? La versione di Martina Mencucci» (11 novembre). «“Assumevo droga e rubavo i soldi a mia madre per comprarla. Ora sono milionaria grazie a OnlyFans”» (5 novembre). Questo solo a novembre.
Saranno milionarie, la collezione del Fatto
E solo per citare alcuni accorati articoli precedenti: «Da infermiera in terapia intensiva a star di Onlyfans: “Così sono diventata milionaria a 34 anni”» (15 ottobre). «Da bancaria a star del porno, la storia di Benedetta D’Anna: “I colleghi si abbassavano i pantaloni davanti a me. Mi hanno licenziata dopo la scoperta del mio profilo su OnlyFans”» (12 ottobre). «Lo sfogo della modella star di Onlyfans: “Ora non esco più di casa, troppi pregiudizi. Spesso mi devo appartare per esaudire le richieste di chi mi segue”» (6 ottobre). «Lascia il lavoro da barista per fare scatti hot su Onlyfans: “Ora guadagno 2.800 euro al mese. Non ero più contenta, non vedevo possibilità di crescita”» (21 settembre). «Danielle Bregoli, la 19enne è tra i creator più pagati al mondo grazie a Onlyfans. Forbes: “Guadagna quanto i migliori attori di Hollywood”» (20 settembre). «Ilaria Borgonovo, la laurea in Giurisprudenza soppiantata da Onlyfans: “Così guadagno 10mila euro al mese”» (15 settembre). «Insegnante lascia la scuola e sbarca su OnlyFans: “Ho guadagnato un milione in tre anni, non tornerei mai in cattedra”» (5 settembre).
Da Fanpage al Mattino, decine di storie di “riscatto” grazie a OnlyFans
Fanpage ha dedicato storie-video a Vittoria e Matteo che «Diventano ricchi vendendo i loro video su OnlyFans» (ricordate l’intervista al Corriere? Il quotidiano narrava «una storia di successo ed esplosa negli ultimi tempi, trasformando questi due ragazzi della porta accanto in due piccole star di cui tutta Varese sta parlando»), a Ilaria che «Con OnlyFans guadagno 2.000 euro al mese e nessuno deve giudicarmi», alla «scelta di Samuela, da cameriera a creator su OnlyFans». Ha raccontato quella di Naomi che «Grazie a OnlyFans ho comprato casa a Milano in un anno», o di Courtney, ex insegnante che «guadagna 1 milione con OnlyFans, “Non tornerei mai dai miei studenti”», o di Mary «da Masterchef a OnlyFans», e Elise che «Vuole le Olimpiadi di Milano-Cortina, ma non ha i soldi: la campionessa vende foto sexy su OnlyFans». Solo per citare le più recenti “storie di riscatto” grazie a OnlyFans.
Ancora. «Onlyfans, insegnante apre profilo per curare il figlio malato: si licenzia dopo essere stata scoperta dagli alunni» (il Messaggero, Fanpage e tanti altri, 1 dicembre), «Generazione OnlyFans: “Ci spogliamo in rete per pagarci gli studi e arrotondare un po’”. Ilaria e Davide sono due creator della piattaforma web. Lei: “Vendo foto in cui non sono mai completamente nuda”. Lui: “Esibire il corpo mi fa sentire apprezzato, dà autostima”» (il Resto del Carlino, 24 novembre). «L’hostess si licenzia e apre OnlyFans: “Guadagno 25mila sterline al mese: ma non chiamatelo denaro facile. Prima facevo due lavori per mantenermi, ora passo la mia vita in viaggio e sto per comprare casa”» (Il Mattino, 22 novembre, altra testata con passione ossessiva e puntuale per le storie dei creators di OnlyFan).
«Un lavoro come tanti altri», «c’è chi mi paga col reddito di cittadinanza»
C’è chi racconta «La storia di Martina: da fotomodella freelance a creator su Onlyfans. Il sito di condivisione di foto e video su abbonamento veicola spesso contenuti per adulti, ma non solo: per molti è un lavoro come tanti altri, con conseguenti tasse e contributi da pagare» (Firenze Today) e chi quella di «Ilaria Borgonovo, da giurisprudenza a Onlyfans: “Così guadagno 10 mila euro al mese (…) C’è chi mi paga con il reddito di cittadinanza”» (Il Giorno).
Risparmiamo le decine e decine di titoli clickbait di Libero, a cui va dato atto di non tentare nemmeno lo storytelling per passare al nocciolo della questione: «Cherry, le foto con cui guadagna 30mila dollari al mese: lì sotto… roba estrema. GUARDA» «Beatrice senza veli, “mia mamma non mi parla”. GUARDA», «”La mia piccolina mi ha seguito”. Mamma si dà all’hard e la figlia la segue? Eccole in azione: vietato ai minori».
I dibattiti approdano anche sugli altri media, da Non è l’arena a Pomeriggio 5 a Generazione Z, le ragazze che postano foto e video hard su OnlyFans vengono invitate a raccontarsi proprio come influencer.
Repubblica fuori dal coro (vivaddio)
C’è chi non ci sta: Repubblica è l’unico giornale ad aver denunciato per due volte a novembre «l’allarme Onlyfans. A Torino decine di casi: “Non solo per soldi”». Altro che Samuele e Annalisa:
«Dopo l’allarme lanciato della psicoterapeuta Annalisa Perziano, che avvertiva sul pericolo Onlyfans, un sito dove due ragazzine minorenni sue pazienti scambiavano video osé e si accordavano per fare sesso a pagamento, parlano altri psicologi, raccontando di un fenomeno sommerso che emerge solo quando l’adolescente ha un problema, ma che potrebbe essere molto più esteso. Tracciano un quadro allarmante, di comportamenti che rasentano in alcuni casi la prostituzione, alla ricerca forsennata di piacere agli altri. Su sette professionisti contattati da Repubblica e che operano nelle scuole, ben sei hanno avuto minorenni che hanno confessato questo genere di attività».
Valentina (nome di fantasia), 14 anni, è stata colta in flagrante dalla madre mentre condivideva foto di parti intime sul web. È finita a colloquio con lo psicologo per affrontare i suoi problemi. Sei anni di più – l’età di Samuele -, e poteva finire a colloquio con un giornalista per normalizzarli.
Non è giornalismo, ma campagna di marketing
La storia di Valentina fa a cazzotti con lo schema di tutti gli altri articoli su OnlyFans, sempre lo stesso: io, creator, racconto la mia vita precedente e quanto fosse insoddisfacente fino a quando, per caso, mi sono imbattuto in OnlyFans. Ed è cambiato tutto, e ora guadagno da Dio e sono libero di fare quello che voglio.
Lo schema è quello del marketing: offrire qualcosa a chi ha una vita insoddisfacente (come, si spera, la quasi totalità dei lettori che non ha svoltato con la pornografia). Non c’è nessuna notizia da dare, nessun fenomeno da indagare, solo un prodotto da vendere. Torniamo quindi alla domanda: chi paga per questo?
Foto di charlesdeluvio su Unsplash
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3 commenti
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In quanto “fenomeno” ha un suo statuto ontologico da cui non possiamo non partire nella riflessione.
Inutile per questo dare giudizi di valore.
La parte divertente dell’articolo è il sottotitolo “Repubblica fuori dal coro”. Hanno spiato per mesi il Berlusca dal buco della serratura, si sono infilati sotto le sue lenzuola assediando le sue povere olgettine, hanno sputtanato a destra e a manca (evvivaberlicche).
A sentire queste storielle boccacciesche mi sembra di leggere alcuni pezzi di Bibbia in cui si parla di città e popoli in decadenza, finiti poi come sappiamo.
OnlyFans è un abominio che dovrebbe far riflettere sulla solitudine di molte persone, prevalentemente uomini, che sono disposti a pagare cifre enormi per la finzione di un rapporto affettivo. Perché alla fine è questo che fa Onlyfans, rispetto alla pornografia vera e propria: permette da un lato di sfogare certe perversioni, anche quelle in apparenza più innocue, pagando il “creator” per eseguirle; dall’altro, con la possibilità di chattare con la persona in questione, crea l’illusione di avere un rapporto effettivo di qualche tipo con la ragazza in questione. Il fatto che molte persone decidano di ricorrere ad una cosa del genere indica l’assenza totale o quali di relazioni nella loro vita reale e dovrebbe spingere ad una profonda riflessione