È nel fango delle cose e dei fatti che più facilmente si aprono squarci di cielo. Pezzi di blu che offrono allo sguardo la possibilità di spingersi più in là. Spesso si tratta di vere sciocchezze, che però, per il miracolo di quel riflesso azzurrino, possono diventare sciocchezze vere: banalità capaci di raccontare qualcosa di importante.
Prendete questa, per esempio. In Svezia si sono scoperte circolare delle monete false da una corona dove, invece della solita scritta “Carl XVI Gustaf Re di Svezia”, compare la dicitura “Il nostro puttaniere di un Re”. Pare infatti che il sovrano sia un po’ porcello e che si dedichi con assiduità a feste e festini stile Arcore.
Troppo facile lasciarsi andare al diluvio di battute che ne può seguire: il re batte moneta e battone, oppure le battone battono moneta e il re; a ciascuno il suo Berlusconi; in Italia feste eleganti in Svezia festini reali; Ruby vola a Stoccolma. E avanti così.
Il punto di fuga sta in quel po’ di blu che si intravede luccicare sul metallo da conio. Con la capriola del paradosso la moneta falsa, infatti, si trasforma in una moneta vera; vera perché dice la verità: che il re è nudo (abbigliamento peraltro ideale per lo svolgimento di certo tipo di attività) e che i falsari, da spacciatori che erano, sono diventati dispensatori di verità. Compri un gelato e prendi come resto uno spicciolo di verità. Bello, anche se ci smeni una corona.
Penso allora a tutto il fiume di falsità che ogni giorno ci rovesciano addosso i re dei media, i sovrani del politicamente corretto, gli imperatori del pensiero dominante e credo che, come minimo, si meriterebbero da noi almeno il resto di una monetina di verità che gli faccia scoppiare il porcellino.
Quello da svergognare è Cecchi Paone, non Cassano; la Lombardia è una delle regioni meglio governate d’Europa; la 194 è una legge assassina; Marco Travaglio e la magistratura militante sono… be’, questo non c’è bisogno che ve lo dica, potete continuare da soli.