La denuncia di Tempi sulla Gdf arriva in Parlamento

Di Tempi
27 Ottobre 1999
Interrogazione parlamentare sulla scuola di polizia

Mercoledì 13 ottobre scorso Grazia Sestini e Valentina Aprea, deputate di Forza Italia, hanno presentato un’interrogazione parlamentare al ministro delle Finanze Vincenzo Visco in merito alla direttiva recentemente emanata sulle modalità con cui effettuare i controlli fiscali nelle scuole non statali, provvedimento del quale aveva diffuso la notizia Tempi (n° 36, 23/29 settembre 1999). Recita l’interrogazione: “Premesso che la direttiva ministeriale (…) ha fissato criteri così meticolosi e puntigliosi da rendere questo provvedimento un autentico atto vessatorio nei confronti di questa particolare categoria di attività a contenuto prevalentemente educativo e culturale” e che un’attività di indagine così meticolosa non è prevista neanche per gli altri tipi di attività commerciali, e che “questa direttiva ministeriale evidentemente persecutoria allontana nei fatti l’obiettivo della parità scolastica” si chiede se il ministro “non ritenga assolutamente indispensabile rapportare le modalità di effettuazione dei controlli fiscali da effettuarsi presso le scuole private a modelli più consoni alla peculiarità di questo settore di attività eliminando metodi vessatori e non necessari ad individuare materia imponibile”. Si richiede risposta scritta.

Anche i settimanali quando, nel loro piccolo, si incazzano a volte qualche risultato lo ottengono. Ringraziamo le onorevoli Aprea e Sensini per il loro decisivo contributo a questa battaglia di libertà. E promettiamo ragguagli a proposito della risposta del ministro Visco.

Il VeLino querela la Procura di Palermo (alle prese con “mere ipotesi”) In merito alle indagini della Procura di Palermo relative all’inchiesta “altri sistemi criminali” secondo cui molti dei misteri italiani, dall’omicidio Moro alle stragi di mafia sarebbero riconducibili a una “supercupola” (vedi Tempi n°38, 7/13 ottobre 1999) in settimana si sono registrati nuovi sviluppi. Secondo le notizie diffuse dal VeLino, l’agenzia di stampa diretta da Lino Jannuzzi, infatti, le indagini coinvolgerebbero anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. La Procura siciliana non ha smentito l’inchiesta ribattendo in una nota che “allo stato quel fascicolo contiene solo mere ipotesi”, provocando le ire del senatore Cossiga e una querela da parte della direzione del VeLino per diffamazione in quanto nella nota della Procura si allude all‘attività di “ambienti giornalistici” che avrebbero fornito al senatore Cossiga “notizie che non hanno fondamento nella realtà, ponendo così in essere, per oscure motivazioni, una gravissima manovra di disinformazione”.

Un evento da manuale di giornalismo: che un giornalista quereli una Procura ricorda la massima secondo cui se un cane morde un uomo è normale, ma se un uomo morde un cane è una notizia. Quanto alla Procura di Palermo, più che di fantasmagoriche indagini rette su “mere ipotesi”, farebbero bene a occuparsi dei fantasmagorici fatti che stanno facendo crollare le sue inchieste: anche recentemente Tommaso Buscetta, il pentito che per primo ha chiamato in causa Giulio Andreotti per fatti di mafia, ha negato di aver mai dichiarato “che la richiesta per l’omicidio Pecorelli fu fatta da Andreotti”, mentre nel verbale di interrogatorio firmato da Giancarlo Caselli e da altri sette magistrati figura una dichiarazione di Buscetta secondo cui “quello di Pecorelli era stato un delitto politico voluto dai cugini Salvo, in quanto a loro richiesto dall’onorevole Andreotti”. Quale delle due dichiarazioni è falsa? Ognuno faccia le sue “mere ipotesi”…

Salsicce sovietiche Questa è la copertina del volume che, qualche anno fa, Armando Cossutta scrisse per gli Editori Riuniti (casa editrice del Pci) per far chiarezza sui meccanismi di finanziamento dei partiti e sottolineare la sostanziale differenza della posizione tenuta dai comunisti.

Armando Cossutta in questi giorni è assurto al ruolo di grande esperto internazionale del finanziamento pubblico di partiti e, come si vede, ha anche una pubblicistica alle spalle. In effetti di finanziamento si trattava, anche pubblico, solo da parte di uno Stato straniero e ostile. Pare che il volume non riscosse grande successo e che, in breve, sparì dalle librerie. In ogni caso, di finanziamenti dal Pcus, che ora Cossutta ritiene roba vecchia e risaputa, nel libro non se ne faceva cenno: secondo l’esperto Cossutta il partito viveva di feste dell’Unità, musica e salamelle alla piastra.

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