La Cosa Anticattolica

Di Gianni Baget Bozzo
13 Dicembre 2007
L'Europa non ha ancora trovato un'identità ma ha un obiettivo chiaro, la censura culturale del nome di Dio. È per questo che la Dc bis di Pezzotta nasce con un secolo di ritardo

Ritorna la Balena bianca nella forma di Cosa bianca. E ritorna proponendo come suoi rappresentanti nomi che sembrano incredibili, come il presidente della Fiat. Giuseppe Pisanu ha addirittura indicato Mario Monti. E poi c’è il cattolico democratico Savino Pezzotta, uomo per tutte le stagioni, che aspira ad utilizzare il patrimonio politico ottenuto in qualità di oratore al Family day come una sorta di imprimatur della gerarchia su di lui. Tutto ciò mostra una non comprensione dei “segni dei tempi”, cosa strana per chi accetta la connessione della Chiesa con la storia indicata dal Concilio Vaticano II. Il partito cattolico, infatti, è finito in tutta Europa, ha perso significato perfino là dove, nel 1931, con la nascita del Belgio, comparvero i primi cattolici liberali rappresentati in Parlamento: l’unità del Belgio la fecero i cattolici, ora invece è in atto la divisione tra la regione fiamminga e quella vallona. Fu Helmut Kohl a trasformare il Partito popolare europeo da cattolico a liberal-conservatore, consentendo anche ai tories britannici di parteciparvi. Allora la Dc italiana si oppose al cambiamento, ma la Cdu tedesca fu inflessibile. E l’identità confessionale sparì da tutti i partiti che furono democristiani. Lo scopo delle democrazie cristiane fu quello di fare metabolizzare al mondo cattolico le tematiche liberali e democratiche, e di dare pieno titolo politico all’identità culturale dei cattolici. Oggi invece il problema è molto diverso. Non è più in questione il titolo dei cattolici a entrare in politica, ma il loro diritto a essere cattolici in quanto politici. È un problema interamente nuovo che prende forma in tutta Europa. Non abbiamo più a che fare con il laicismo consueto, quello che negava il titolo dei cattolici a entrare in politica, ma con un ateismo come principio culturale che tende a delegittimare propriamente la religione cattolica. Basta leggere l’ultimo numero di Micromega, dove emerge chiaramente che il problema non è la laicità, ma l’insignificanza del linguaggio su Dio nella cultura e nella politica postmoderna. Non è una forma di censura dei cattolici, è la censura del nome di Dio: è la convinzione che il fatto religioso, e direttamente quello in forma cattolica, distolga gli uomini dalla fiducia nella ragione, l’unico principio di valore ammesso oggi nella conoscenza della realtà. Molti libri escono su questo tema. Penso soprattutto al più significativo, Rompere l’incantesimo di Daniel Dennet, o a quello di Gian Enrico Rusconi, Non abusare di Dio. Parlare di Dio, insomma, sarebbe illecito nella politica perché è illecito nella cultura: l’uomo razionale del XXI secolo non può essere postmoderno e credere ancora in Dio. Il divino è padre di tutte le illusioni, comprese quelle utopiche e rivoluzionarie, magari formalmente atee.

Se è il Vaticano a scendere in campo
Dio è un ostacolo al pensiero, e la ragione illuminata oggi dovrebbe essere ultragiacobina, al punto tale da non alzare appena monumenti alla dea ragione, ma da spingersi ad affermare che credere in Dio e all’immortalità dell’anima è una premessa alla rivoluzione. La ragione postmoderna chiede la censura culturale del nome di Dio nello spazio pubblico, quindi anche in politica. Cosa c’entri questo con Pezzotta si fa fatica a intendere, parrebbe quasi che il cattolico democratico Pezzotta voglia riprendere quei preziosi Comitati civici che, in altri tempi, salvarono l’Italia dal comunismo, merito imperituro del grande scienziato Luigi Gedda, oggi dimenticato dalla memoria cattolica. Ma il Papa ha deciso che la lotta contro l’ateismo di civiltà in nome della scienza deve essere combattuta dalla Chiesa in quanto tale. E quindi dalla gerarchia. L’ateismo di civiltà è già presente in Europa: il nuovo diritto pubblico elaborato dal Parlamento europeo ha già questo concetto come tensione limite. Per usare il linguaggio di Paolo Flores d’Arcais, vi è un trascendentale in forma atea che è l’alfabeto del diritto concepito non tanto in chiave statuale quanto in chiave metastatuale e supernazionale. Ed esso non vale per le vaste aree del mondo in cui il problema religioso si è chiaramente affermato. Vale solo in Europa.
L’Unione Europea nacque sotto l’impulso dei cattolici: De Gasperi, Schumann e Adenauer, un patto chiaramente cattolico fondato dalla memoria sull’Europa come cristianità. E l’ateismo di civiltà intende rimuovere questo fondamento, e quindi definire l’Europa come una civiltà affrancata dal religioso, soprattutto liberata dalle sue origini cattoliche. Il cattolicesimo ne fu la matrice, l’anticattolicesimo deve esserne la conclusione. E, ovviamente, la sede di questa dedivinizzazione della civiltà europea, deve essere l’abolizione del linguaggio cattolico come linguaggio culturale e quindi politico. Fu la Polonia a esplicitare questo problema con il governo dei due gemelli Kaczynski, ora rimosso.
Si potrebbe dire che tale censura, anticattolica nei fatti ma contro il linguaggio religioso in principio, dipenda dall’inserimento in Europa di nazioni nordiche protestanti come la Svezia e la Danimarca. Ma, nella visione protestante, non vi è più Chiesa, sono le società civili a divenire cristiane. E il sentimento nazionale si esprime tuttora nel cristianesimo protestante come religione di Stato espressa dalle nazioni stesse. Nei paesi nordici, quindi, la religione non è censurata in principio, perché è parte della Costituzione.

Così fallisce una Costituzione
Nell’Unione Europea non c’è alcuna identità precedente, l’Europa non ha sostituito le nazioni, non è diventata patria comune, per questo è fallita la Costituzione europea, che era però di principio sostanzialmente antireligiosa, riconosceva le Chiese come fatto ma non come veri partner di civiltà. Il Parlamento europeo, ecco il vero problema dei cattolici. Il caso Buttiglione fu estremamente significativo: il rifiuto cattolico di riconoscere l’omosessualità come valore simile all’eterosessualità si rivelò incompatibile con un incarico attribuito dal Parlamento europeo. Questo è il vero problema bianco, che riguarda oggi i cattolici italiani. Attenzione al Parlamento europeo. La censura della religione passa attraverso un organismo che non ha dietro alcuna identità e non esprime di per sé alcuna tradizione. Il vero spazio dell’ateismo di civiltà.
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