La Corte di giustizia europea ha sancito che le coppie gay hanno il diritto alla licenza matrimoniale e ad altri benefici offerti dal datore di lavoro. E tale diritto andrà garantito anche da quei paesi (le differenze le vedete nella cartina che abbiamo tratto dal Corriere della Sera), che non prevedono nel loro ordinamento tali tutele. Insomma, la sentenza C-267/12 manda un messaggio ai paesi europei dell’Est e all’Italia. Per ora, non impone nulla, ma si limita (se così vogliamo dire) a enunciare un principio e cioè che le persone omosessuali unite da vincoli affettivi legalmente riconosciuti non possono essere discriminate rispetto agli eterosessuali. E molti giuristi ritengono che tale pronunciamento sia molto importante e che ogni Stato dovrà “mettersi al passo” rispetto a quanto deciso dalla Corte, anche in mancanza di una legge nazionale.
IL CASO FRANCESE. Il caso su cui la corte è stata chiamata a esprimersi riguarda Fréderic Hay, dipendente della banca francese Crédit agricole mutuel 2 che prevede un premio e dei giorni di ferie per i dipendenti che si sposano. Anche Hay si è sposato, stipulando un Pacs (un unione di fatto) col suo compagno, e così ha chiesto di poter godere del beneficio previsto dal datore di lavoro, che glielo ha negato. Hay ha fatto ricorso alla Corte di cassazione francese che si è rivolta in seguito a quella europea. Questa, come detto, ha risposto dicendo che è «discriminazione» non riconoscere anche al signor Hay gli stessi diritti riconosciuti ai suoi colleghi eterosessuali. Ma il caso francese (paese dove è riconosciuto il matrimonio gay) rischia ora di fare scuola anche da noi.