«La Cina sta diventando un totalitarismo digitale»
A che cosa serve in Cina il codice sanitario, l’equivalente del nostro green pass? Non a rendere più sicuri i cittadini e a limitare la diffusione del Covid-19. Ma a controllare illegalmente, e a impedire se necessario, ogni spostamento dei cinesi sgradito al governo. Così centinaia di manifestanti in possesso di tamponi negativi, che nei giorni scorsi sono arrivati in treno e aereo a Zhengzhou per protestare contro uno scandalo bancario, si sono ritrovati senza spiegazione con il “codice Qr sanitario” rosso, impossibilitati a muovere un solo passo.
Bloccati i conti correnti di 400 mila cinesi
Quanto avvenuto ai manifestanti di Zhengzhou ha scandalizzato perfino un paese come la Cina, dove il controllo sociale non è una novità. Ma fino ad ora il regime comunista non aveva mai utilizzato in modo così sfacciato e plateale il sistema di tracciamento anti-Covid come strumento per privare i cittadini del loro diritto a muoversi liberamente.
Nelle ultime settimane, centinaia di persone hanno deciso di recarsi da tutta la Cina nella capitale dell’Henan per protestare davanti alla locale Autorità di regolamentazione bancaria. Da oltre un mese, infatti, almeno 400 mila cinesi non possono più accedere ai propri conti correnti aperti presso quattro banche rurali che hanno bloccato i loro servizi online senza preavviso.
Il codice sanitario diventa rosso
Gli istituti, controllati dalla Henan Xincaifu Group Investment Holding Co., sarebbero coinvolti in operazioni illegali di raccolta fondi attraverso piattaforme online. Un’indagine è in corso e nessuno sa al momento se i soldi dei correntisti sono spariti oppure no.
Davanti al rischio che i risparmi di una vita siano andati in fumo, è comprensibile che centinaia di cinesi si siano recati a Zhengzhou per protestare. Ma molti di loro, una volta arrivati in stazione, hanno scoperto che il proprio codice sanitario era diventato rosso. Un codice rosso significa una quarantena obbligatoria minima di 14 giorni e l’impossibilità di uscire di casa, accedere a edifici, negozi e mezzi pubblici.
Il caso emblematico di Xie Yang
La polizia ha di conseguenza arrestato i manifestanti presentando loro poca possibilità di scelta: essere portati in ospedale, trasferirsi in un hotel per la quarantena o tornare a casa (violando le disposizioni anti-Covid). Tutti i fermati hanno scelto la terza opzione e una volta rientrati a casa hanno scoperto che il proprio codice sanitario era tornato verde.
Non è la prima volta che il regime comunista utilizza la tecnologia, imposta a tutta la popolazione con la scusa del Covid, per limitare la libertà di movimento dei suoi cittadini. Xie Yang, avvocato cinquantenne che si batte per il rispetto dei diritti umani, è stato bloccato il 6 novembre scorso in aeroporto subito prima di imbarcarsi per un volo per Shanghai, dove aveva in programma di visitare in carcere la giornalista Zhang Zhan, condannata a quattro anni di carcere per aver raccontato nelle prime fasi della pandemia che cosa stava davvero accadendo a Wuhan. Xie era in possesso di un tampone negativo, ma il suo codice sanitario è diventato rosso senza apparenti motivazioni.
«La Cina è un totalitarismo digitale»
Secondo una ricerca condotta a gennaio dal giornale statale Pengpai Xinwen, «non è chiaro in base a quale criteri il codice sanitario cambi colore» né quale organo governativo abbia il potere di stravolgere con un semplice clic le vite delle persone. Come dichiarato da Xie, «il Partito comunista cinese non ha mai avuto un modo così efficace per controllare la popolazione».
Lo scandalo è stato denunciato in tutta la Cina, tanto che perfino il governativo Global Times se n’è occupato spiegando che i funzionari dell’Henan stanno indagando su possibili «errori tecnici». Li Bing, residente a Shanghai, ha dichiarato a Radio Free Asia: «Le cose andranno sempre peggio in futuro. Il Partito comunista cinese sta diventando un totalitarismo digitale».
Foto Weibo
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