
La bellezza salverà il mondo
Elaine Scarry, Sulla bellezza (e sull’essere giusti),
126 pp. Rizzoli, Euro 13.43
Lenin ebbe una volta a dire: «È l’ora in cui non è più possibile sentire la musica, perché la musica fa venire desiderio di accarezzare la testa ai bambini, mentre è venuto il momento di tagliargliela». Dal suo punto di vista aveva indubbiamente ragione. Tra il bello e il bene esiste un legame misterioso, inafferrabile, ma indistruttibile. È evidentemente per questo che i regimi totalitari ci hanno regalato l’architettura più orrenda della storia. Ed è per lo stesso motivo che l’ideologia ha gettato il sospetto sullo sguardo rivolto alla bellezza, accusato volta a volta di distrarsi dalle ingiustizie umane o di “reificare” l’oggetto contemplato. Contro l’assurdità dell’imputazione si scaglia Elaine Scarry, insegnante di estetica ad Harvard. Trascorrendo agilmente da Omero a Dante, da Platone a san Tommaso, ci ricorda come il bello sia sempre generatore di civiltà, motore di decisione, evocatore dell’eterno. Perché suscita l’impulso di conservare l’oggetto che ci ha affascinato, sottraendolo alla mortalità delle cose; perché provoca il desiderio di riprodurne i tratti in altre circostanze, dando origine «all’idea della pienezza terrena e della sua distribuzione, al desiderio di “fare sempre di più” perché “ce ne sia abbastanza”»; perché genera la capacità di riconoscere l’attrattiva anche di oggetti che prima avevamo trascurato («lungi dal sottrarre fragilità al vaso ordinario, il vaso straordinario mi fa comprendere che tutti i vasi sono fragili»). È alla radice del più decisivo fra i rapporti umani, l’educazione: «Noi ci sottomettiamo ad altre menti (quelle degli insegnanti) al fine di aumentare la probabilità di guardare nella direzione giusta quando una cometa attraverserà una certa zona della volta celeste. Perpetuando la bellezza, le istituzioni educative esortano la volontà a creare continuamente. Fraintendere, o anche solo sottovalutare la relazione tra le università e la bellezza è un errore che si può compiere facilmente. Un’università è fra le cose preziose che possono venire distrutte».
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