La bella addormentata

Di Emanuele Boffi
01 Marzo 2007
Dico o non Dico? Non è il solo problema. Il governo non ha mai aiutato le famiglie. Tre milioni e mezzo di persone pronte a svegliare la piazza

«Il paradosso è che si è discusso per mesi dei Dico, un provvedimento che riguarderà sì e no 200 mila persone, e mai della famiglia, il vero tessuto sociale del nostro paese». Paola Soave è vicepresidente del Forum delle associazioni familiari, organizzazione che annovera tre milioni di famiglie. è pronta a scendere in piazza ed è determinata a far sapere che «qualunque sia il colore e composizione del prossimo governo, noi saremo pronti a far valere le nostre ragioni. Che poi sono quelle che la nostra Costituzione voleva garantire con l’articolo 31: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. Ma se oggi guardiamo alla realtà dei fatti vediamo uno Stato che non promuove né agevola chi genera, anzi lo penalizza». La forza politica del Forum non è da sottovalutare. Bene lo sanno i parlamentari italiani che temono o apprezzano, a seconda dei punti di vista, l’invidiabile capacità del Forum di mobilitare e indirizzare le coscienze e le opinioni di molti italiani (se l’astensione sul referendum sulla legge 40 ebbe un successo tanto ragguardevole, gran parte del merito va attribuito al lavoro certosino e capillare del Forum allora guidato da Luisa Santolini, oggi parlamentare Udc).
Mentre parliamo non sappiamo quale governo si formerà dopo le dimissioni dell’esecutivo guidato da Romano Prodi. È la fine dei Dico?
Vedremo. Intanto andremo in piazza per una manifestazione che ribadirà tutte quelle istanze per le quali da anni ci impegnamo. Noi non ci battiamo per togliere i diritti ad altri, ma perché siano tutelati e favoriti quelli delle famiglie.
Perché siete contro i Dico?
Sono palesemente inutili e persino dannosi per coloro che li richiedono. Sono un modo per rendere istituzionale la precarietà, uno stratagemma per innalzare al livello del diritto ogni desiderio. E non lo diciamo solo noi, ma qualunque persona di buon senso, compresi molti giuristi che hanno parlato di disegno di legge frettoloso e contraddittorio. Noi non siamo contro l’ampliamento dei diritti individuali, ma il disegno di legge Bindi-Pollastrini non è questo: si tratta invece di un autentico riconoscimento di diritti propri di una relazione. Tanti diritti e nessun dovere. Questo è per noi inaccettabile.
È inaccettabile perché siete cattolici?
Ma che c’entra? La famiglia l’ha inventata il Papa? L’ha inventata Ruini? E vorrei dare anche una notizia: non l’ha inventata nemmeno Gesù Cristo. C’era già prima.
Ci sarà ancora?
Questo è il problema. è in via d’estinzione e pare che a nessuno importi. è noto che siamo il paese, assieme alla Spagna, che fa meno figli (guarda caso, due Stati cattolici), ma anziché porci il gravissimo problema che rischiamo di non avere un futuro, che facciamo? Ci giriamo dall’altra parte.
Ma il governo Prodi ha creato un ministero ad hoc proprio per la famiglia.
Non è un segreto che quel ministero sia stato pensato per accontentare Rosy Bindi. Detto questo, io sono contenta che esista anche se, è chiaro, il fatto di non avere il “portafoglio” è un grave impedimento. La Bindi s’è data molto da fare, è una stakanovista, ha dato vita al Vif (valutazione impatto familiare), una buona idea rimasta inattuata. Nelle sue intenzioni avrebbe dovuto monitorare e coordinare le varie iniziative dei ministeri, favorendo politiche famigliari. Però è rimasta solo una buona idea.
E sui Dico?
Credo che sia stato solo grazie al suo intervento se il disegno di legge non ha preso chine ancor più radicali, tuttavia.
Tuttavia?
è un pasticcio, lo ripeto. Così come sono state deleterie le politiche famigliari di questo esecutivo. In primis il fatto che si è ritornati al sistema delle detrazioni, cancellando quello delle deduzioni, una delle cose buone che avevano fatto Roberto Maroni e Giulio Tremonti, due ministri con cui a volte ci siamo scontrati ma che, almeno, ci stavano ad ascoltare. E che avevano capito che l’assistenzialismo statale non può fare molto.
Il Sole 24 ore ha dimostrato con la forza dei numeri che con la Finanziaria 2006 chi ha più figli paga più tasse. Vittorio Feltri su Libero l’ha chiamata la “tassa sui bambini”.
Leggo solo un estratto tratto dal quotiano economico: «Con coniuge e figlio a carico il rincaro medio rispetto all’anno scorso oscilla tra i 106 euro (per chi ha un reddito di 20 mila euro) e i 124 (40 mila euro di reddito), ma se i figli a carico diventano tre l’aumento spicca il volo e sfiora i 190 euro». Il paradosso è che questo governo sosteneva di essere attento ai più deboli, invece è andato a colpire proprio i redditi più bassi.
Visco ha contestato i dati.
Quando governava Berlusconi, Visco ha partecipato a diversi nostri convegni. Dopo il 10 aprile 2006 è diventato inavvicinabile e ci ha fatto questo brutto scherzo del ritorno alle detrazioni. è assurdo. Esistiamo da quasi trent’anni, offriamo loro – gratuitamente! – consulenze di rinomati esperti per rispondere concretamente a bisogni reali. Capita spesso che, dopo lunghi e documentati studi, si arrivi dal tal ministro con soluzioni ponderate ed efficaci. E non sto parlando di massimi sistemi, ma di bollette telefoniche, Ici, gas. Oggi viviamo nell’assurdo che lo Stato ti dà i soldi per iscrivere il figlio in palestra, ma poi ti tartassa su tutto il resto.
È stato tolto anche il bonus bebè.
Diciamo la verità: era un contentino che ci aveva dato Maroni. Utile, per carità. Noi non chiediamo solo politiche in favore della natalità, ma proprio in favore della famiglia. Abbiamo sempre insistito sull’introduzione del quoziente famigliare: far pagare le imposte in base al numero di persone che vive grazie a quel reddito. Questo sì aiuterebbe veramente, non solo gli assegni di maternità. La verità è che oggi il Forum continua a raccogliere consensi e adesioni perché sempre più la gente si accorge che lo Stato non sa rispondere alle sue reali esigenze. La società dal basso si organizza in reti di solidarietà, supplendo alla carenza della politica. Questa vitalità è un bene. E per questo chiedo: perché lo Stato anziché favorire con una reale politica di sussidiarietà tali iniziative, ci mette i bastoni tra le ruote? Ci fanno fare interminabili anticamere davanti ai loro uffici e poi ci snobbano. Ogni tanto qualche audizione dove ci fanno parlare, ma poi si regolano altrimenti. Anche per questo scenderemo in piazza.

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