
La banca dei poveri
Si chiama “Banca di villaggio”, ed è una cosa seria, anche se presta denaro solo a chi può provare di essere veramente povero. è la Grameen Bank ed ha oggi un organico di 12 mila persone, in 36 mila villaggi, con 12 milioni di clienti. Tutto comincia agli inizi del ’70. Sul Bangladesh si abbatte la carestia, Mohammad Yunus, che insegna all’università di Chittagong “eleganti” teorie economiche, si rende conto che gli aiuti internazionali finiscono in pasto alle burocrazie. «In un mondo che non cessa di proclamare la superiorità dell’economia di mercato, i fondi internazionali – circa 60 miliardi di dollari annui – non fanno che accrescere le spese di burocrazie e governi». Nel 1974 Yunus fonda Grameen, banca di micro-prestiti direttamente alle famiglie, in genere tramite le donne, per comprare il necessario per intraprendere un lavoro in proprio. È la sussidiarietà messa in pratica, dalla base. Schernita dalle banche convenzionali, la Grameen è stata accusata di voler diffondere il cristianesimo perché auspica che lo stato riduca al minimo la sua presenza. «La povertà è creata dalle leggi e dalle istituzioni», dice Yunus, in Italia su invito dell’Università di Bologna. «Fare l’elemosina ai poveri significa ignorare i loro problemi e farli incancrenire. Un povero in buona salute deve essere messo in grado di avere una base finanziaria».
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