L’alta velocità costa troppo, strillano i No Tav. Ma lo sanno quanto sono costate le loro razzie nei cantieri?
Uno degli argomenti principe degli oppositori alla costruzione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, il famigerato Tav, è quello dei costi di realizzazione dell’opera. Una “sensibilità al risparmio” che sembra scomparire quando ci si organizza nel contrasto, con tanto di assalti al cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte. Nel processo che si sta tenendo a carico dei quattro No Tav è emerso un dato che induce sicuramente a riflettere sull’incremento dei costi determinato dalla strategia di lotta del movimento trenocrociato. Nella sua testimonianza, il dirigente di Ltf Piergiuseppe Gilli ha spiegato che «il costo delle misure di sicurezza relative al cantiere, in questi anni, è stato di 10 milioni di euro. Una cifra, spesa dal 2011 ad oggi, che comprende le reti, l’illuminazione, la videosorveglianza e le varie barriere. Nel dettaglio poi l’attacco del 14 maggio 2013, quello per cui è in corso il processo, è costato in totale 100 mila euro».
IL DUBBIO DELL’EX SINDACO. Anche sul fronte di chi è favorevole all’opera, però, iniziano ad avanzare delle criticità. L’ex sindaco (lo è stato per cinque mandati) di Chiomonte e ora capogruppo della maggioranza, Renzo Pinard, ha recentemente affidato al suo profilo Facebook un amaro sfogo. Scrive sul social network l’amministratore: «Che io sia favorevole alla Tav non credo che ci siano dubbi, è grazie al comune di Chiomonte se sono iniziati i lavori e adesso possono tranquillamente venire i ministri alla visita del cantiere. Ho però fatto un grandissimo sbaglio: mi sono comportato correttamente con il governo della mia Nazione fidandomi di quello che prometteva. Infatti abbiamo avuto solamente delle promesse e nessuna realizzazione, credo che hanno avuto tutto il tempo necessario. Non abbiamo ancora visto niente per la nostra Valle, non abbiamo visto niente per il mio Comune e non abbiamo visto niente per le nostre imprese (è vero c’è la Regione che ha fatto il bando, il problema è che le banche non collaborano!)».
IL PREZZO DEL “SÌ”. Pinard racconta poi di essere stato «massacrato sia personalmente che come imprenditore (le mie aziende fatturavano circa 12 milioni di euro, oggi 3 mila). Avevano promesso lavoro alla gente di Chiomonte e della Valle, sembra che dobbiamo andare chiedere l’elemosina per assumere qualcuno. A me non importa che dialetto parlino: interessa che siano del mio paese della mia valle, le imprese che lavorano poche sono quelle della valle. Sicuramente le società che hanno vinto l’appalto da Ltf sono insensibili alle problematiche locali: non si sono rese conto che questo non è un cantiere normale un po’ di buon senso ci vuole, cribbio!».
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