«L’aborto non è un diritto umano e non potrà mai esserlo»
«L’aborto non è un diritto umano» e non lo sarebbe neanche se la maggioranza dei paesi del mondo lo riconoscessero come tale. Lo ha ricordato il nuovo osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, monsignor Ettore Balestrero, durante il dibattito generale della 54ma sessione del Consiglio per i diritti umani del 13 settembre.
«I diritti umani non sono una concessione»
Come denunciava Benedetto XVI all’Assemblea della Nazioni Unite del 18 aprile 2008, non mancano i tentativi di «reinterpretare i fondamenti» della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo «per comprometterne l’unità interna, in modo da facilitare l’allontanamento dalla tutela della dignità umana verso la soddisfazione di semplici interessi, spesso particolari».
E come ha ricordato il nuovo osservatore permanente del Vaticano, i diritti umani «non sono semplicemente un privilegio concesso agli individui dal consenso della comunità internazionale». Rappresentano invece «quei valori oggettivi e senza tempo che sono essenziali per lo sviluppo della persona umana».
«Non esiste un diritto all’aborto»
Proprio per questo, ha aggiunto, «anche se una società o la comunità internazionale rifiutassero di riconoscere uno o più diritti inclusi nella Dichiarazione, ciò non sminuirebbe la validità di quel diritto, né esimerebbe nessuno dal rispettarlo». Allo stesso tempo i «nuovi diritti» non diventano legittimi soltanto perché «una maggioranza di individui o di Stati li afferma».
«L’esempio più eclatante di questa errata concezione dei diritti», ha affermato coraggiosamente monsignor Balestrero, «è rappresentato dai circa 73 milioni di vite umane innocenti che ogni anno vengono interrotte nel grembo materno, con il pretesto di un presunto “diritto all’aborto”».
La voce fondamentale del Vaticano all’Onu
Non solo i bambini non nati sono vittima di un’errata concezione dei diritti, il problema riguarda anche i fragili, i malati e gli anziani. Infatti, ha dichiarato monsignor Balestrero, oggi troppo spesso «chiunque sia percepito come debole, povero o privo di “valore” in base a determinate norme culturali viene ignorato, emarginato o addirittura considerato una minaccia da eliminare».
L’arcivescovo ha infine ricordato, citando l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti, che bisogna impegnarsi per «vivere e insegnare il valore del rispetto per gli altri, un amore capace di accogliere le differenze, e la priorità della dignità di ogni essere umano rispetto alle sue idee, opinioni, pratiche e persino peccati».
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