
Kiko, il Picasso del Papa
Nata nel 1964 fra poveri, zingari, prostitute, ladri nelle baracche di Palomeras Altas, a Madrid, l’esperienza del Cammino neocatecumenale si è poi diffusa nelle parrocchie e oggi è presente in oltre 105 Paesi del mondo.
In Cammino. Con l’ok del Papa
Il 28 giugno scorso è stato approvato dalla Santa Sede lo Statuto del Cammino neocatecumenale già definito dal Papa nella Lettera “Ogniqualvolta” del 1990 come «un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e i tempi odierni». «Il Cammino si pone – si legge nel comunicato del Pontificio Consiglio peri Laici – al servizio dei Vescovi diocesani e dei parroci come una modalità di riscoperta del sacramento del Battesimo e di educazione permanente nella fede, proposta ai fedeli che desiderano ravvivare nella loro vita la ricchezza dell’iniziazione cristiana, percorrendo questo itinerario di catechesi e di conversione». «Il Cammino neocatecumenale – dice ancora il comunicato – è inoltre uno strumento per l’iniziazione cristiana degli adulti che si preparano a riceve il Battesimo». Dopo cinque anni di lavoro, il decreto di approvazione è stato consegnato agli iniziatori del cammino Kiko Arguello, Carmen Hernandez insieme a padre Mario Pezzi, dal cardinale James Francis Stafford, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, dicastero vaticano a cui il Papa ha affidato il compito di guidare l’elaborazione dello Statuto.
Agli inizi degli anni ’60, Kiko Arguello, pittore spagnolo, dopo una crisi esistenziale e la sua conversione, decise di andare a vivere fra i poveri, vedendo nella sofferenza degli innocenti il mistero di Cristo crocifisso. Andò nelle baracche portando con sé una Bibbia e la chitarra per pregare. Lì incontrò Carmen Hernandez, spagnola, laureata in chimica e teologia, che era stata a contatto con il rinnovamento del Concilio Vaticano II attraverso il liturgista padre Farnés Scherer. Animata dallo slancio di evangelizzazione, Carmen sottolineava soprattutto la centralità della Pasqua nella vita cristiana. Lì, fra i più poveri, si formò quell’humus che ha dato luogo all’esperienza di evangelizzazione degli adulti quale è il Cammino neocatecumenale.
16.700 comunità nel mondo
Sono 35 gli articoli dello Statuto. Nel primo articolo si esprime la natura del Cammino e i 4 beni spirituali che lo costituiscono: il neocatecumenato postbattesimale; il catecumenato per non battezzati; l’educazione permanente delle comunità che continuano in parrocchia dopo aver terminato il neocatecumenato ed il servizio alla catechesi, come per esempio, il ritorno ad evangelizzare per mezzo di equipe itineranti disposte ad andare in tutto il mondo. Il neocatecumenato «attuato di norma nella parrocchia» è vissuto in piccole comunità. «Non possiamo che ringraziare – ha detto Kiko nel discorso alla consegna dello Statuto – la Vergine Maria che ha ispirato questo Cammino, facendoci fare comunità come la Sacra Famiglia di Nazareth, che vivano in umiltà, semplicità e lode, dove l’altro è Cristo». Nel mondo, oggi, esistono circa 16.700 comunità presenti in 5 mila parrocchie di 880 diocesi: circa 8 mila in Europa, 7.300 nelle Americhe, 800 in Asia e Australia e 600 in Africa. Numerosi i matrimoni ricostruiti, le persone aiutate a uscire dalla droga o dall’alcool, i giovani salvati dalla criminalità, grazie a quest’esperienza. «Di fronte al paganesimo – ha affermato Kiko al termine della cerimonia – dobbiamo tornare a fare comunità cristiane». Come ai tempi dell’impero romano, quando le comunità primitive anche in mezzo alle feroci persecuzioni hanno convertito, pian piano, la società, mostrando che in loro viveva Cristo risorto, che la morte non era l’ultima parola nella vita, che era davvero possibile amare l’altro: qualcosa che il mondo romano non conosceva. Tutti frutti nati dall’incontro con Cristo vivo e risorto.
Un’opera (planetaria) di rievangelizzazione
«Questa – ha affermato alla Radio Vaticana il cardinale James Francis Stafford – è un’approvazione molto importante per il Cammino e per la Chiesa universale. Questa esperienza è diffusa in tutto il mondo, con grande fiducia tra i vescovi, gli arcivescovi e i cardinali. è un’importante tappa per rassicurare i vescovi e i fedeli che questo Cammino è veramente espressione della visione del Concilio Vaticano II». Centrale, nel Cammino, l’evangelizzazione. Attualmente ci sono circa 315 famiglie che con i loro figli – in totale 1350 – sono state inviate nelle zone più diverse del mondo: dai pueblos jovenes, periferie di capanne, di Lima, in Perù, al Bronx di New York. Dalla Finlandia a Taiwan. Queste famiglie vanno a due o tre, con un presbitero e insieme, a volte, ad altri laici. Sono persone che provengono da tutti i ceti sociali – manager, insegnanti, medici, impiegati, operai-, e che vengono inviate su richiesta dei vescovi locali. La loro missione è quella di fare una sorta di implantatio ecclesiae, come fece San Benedetto che portava interi nuclei familiari nelle terre da evangelizzare. Impressionanti le loro esperienze. «Siamo andati perché Dio ci ha aiutati nella nostra vita, ci ha dato la gioia di vivere che prima di avere un’esperienza di Cristo, non avevamo», racconta Maurizia Navarretta, architetto, che insieme al marito Lorenzo, fotografo milanese, e con i loro 9 figli, è in missione da 15 anni in Inghilterra, proprio nel quartiere londinese di Peckham, in una realtà di grande povertà e violenza. «Siamo contenti – racconta Maurizia – e abbiamo visto tante persone lì a Peckham che, entrate nella comunità, hanno lasciato la droga o l’alcool, e si appoggiano a Dio, si sono sposate… Oggi (giorno di approvazione degli statuti ndr.) sono entusiasta e piena di gratitudine a Dio. Siamo contenti di questo servizio. I nostri figli li abbiamo fatti sempre partecipi del fatto che Dio chiamava tutti noi; ne abbiamo sempre parlato con loro». L’esperienza delle famiglie in missione è nata negli anni ’80 quando il Papa lanciò un appello nel Simposio dei vescovi europei del 1985 per una seconda evangelizzazione. Legati all’evangelizzazione sono, poi, i 46 Seminari diocesani missionari Redemptoris Mater – di cui 32 già stati canonicamente eretti – che hanno circa 1500 seminaristi, mentre sono 731 i presbiteri formati nei seminari Redemptoris Mater.
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