«Jesse, il mio figlio down ha una missione: amare le persone nel momento e nel modo in cui ne hanno bisogno»

Di Benedetta Frigerio
23 Agosto 2014
Jim, papà di un bambino affetto da trisomia 21, ha narrato la sue esperienza: «All'inizio avevamo paura, ma ci siamo fidati e le benedizioni ricevute sono molte più delle difficoltà affrontate»

«Sicuramente all’inizio ci siamo spaventati per il fatto di avere un figlio diverso, non sapendo che cosa ci fosse che non andava». Jim padre di Jesse, affetto da trisomia 21, ha raccontato al sito americano LifeNews.com la sua esperienza.
La notizia «può spaventare» e «noi l’abbiamo affrontata con la preghiera e la decisione: “Ok, se Dio ci ha mandato questo figlio significa che è una benedizione”. Ed è così che lo abbiamo trattato». I momenti difficili sono stati molti ma sono imparagonabili «alla quantità di benedizioni ricevute».

UN’INTUIZIONE DIVERSA. Grazie al figlio, la famiglia di Jim è entrata in contatto con altri bambini con la medesima sindrome: «c’è una certa qualità che caratterizza i bambini Down: uno dei loro tratti è la capacità di amare, la loro tenerezza e la capacità di affezione». Ecco perché se anche «abbiamo pensato spesso: “Ok sono qui per Jesse”, non possiamo spiegare quanto invece sia lui ad essere qui per noi». Del figlio, Jim ammira sopratutto l’abilità di saper ascoltare la gente. «È dotato di una capacità intuitiva speciale, capisce di che cosa le persone hanno bisogno e come si sentono, si accorge se sono tristi o felici, con una percezione maggiore rispetto a noi».
Per il padre il piccolo Jesse ha «una missione: amare le persone nel momento e nel modo in cui ne hanno bisogno». Anche per questo «lavorare con questi bambini è un’esperienza arricchente», attraverso cui «imparare chi siamo e apprendere modi nuovi e diversi per comunicare con chi non riusciamo a capire. Questo sperimentiamo grazie a Jesse e ai bambini che tramite lui sono entrati nella nostra vita».

@frigeriobenedet

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18 commenti

  1. Giuseppe

    Cara Valentina, il regalo più grande che possa farti la vita è quello di donarti un figlio disabile. Sono sicuro che ti aiuterà a capire che il tuo è un modo di pensare malato. Il mio augurio è sincero e privo di cattiveria.

    1. Valentina

      Signor Giuseppe, grazie tante per l’augurio (oltre che per il suo giudizio sul mio “modo di pensare”)! Contraccambio di cuore e, anzi, rispedisco tutto al mittente. Se il mio “modo di pensare” è “malato”, non so come si possa qualificare il suo, dopo ciò che mi ha augurato. Un figlio disabile lo auguro io a lei, con tutto il cuore! E, naturalmente, anche il mio augurio è sincero (ci può giurare!) e privo di cattiveria.

  2. Viviana Pontiggia

    Cara Valentina, la maggioranza dei disabili sa di esserlo. E la vita può essere comunque felice e ricca di emozioni. Mi dispiace se hai incontrato solo coloro che vivono queste realtà solo con dolore. Ti auguro di conoscere altre persone che possano mostrarti il contrario.

    1. Stefania Celona

      I veri disabili siamo noi ,

      1. Valentina

        Parli per sé. Io non sono disabile.

        1. giovanna

          Scusa Valentina, sono sicura che non ne avrai a male, dato che ti mostri molto rude, ma una risposta come la tua spiega molto bene l’affermazione “i veri disabili siamo noi “, anzi direi che la conferma in pieno.
          Nel senso che ciascuno di noi ha un limite, una mancanza: qualcuno ha un deficit intellettivo, qualcun altro non cammina, altri ancora sono carenti in umanità e in cuore.
          Per quanto mi riguarda, sono così lontana da identificarmi in una perfezione umana, che non riesco proprio a vedere questa sostanziale differenza con il piccolo Jesse, con gli anziani molto gravi che nel tempo ho avuto in casa, con la tanta gente “difettosa “, dal punto di vista fisico, mentale, psicologico che incontro tutti i giorni.
          Senza contare che disabile in senso vero e proprio lo possiamo diventare tutti in un secondo.

  3. beppe

    ci dobbiamo porre davanti a questi fratelli come davanti ad un mistero. ci interrogano e ci provocano. sarebbe bello sentire le testimonianze di alcuni di loro e quello che provano davanti a certe notizie e prese di posizione come quelle di dawking.

    1. Valentina

      Credo che i disabili non sappiano di esserlo. Conosco bene diversi disabili e le assicuro che non si rendono assolutamente conto della loro situazione. Dal loro punto di vista sono i più felici del mondo. Ma per le loro famiglie la situazione è ben diversa, la realtà si presenta loro in tutta la sua drammaticità. Una signora, madre di un ragazzo tetraplegico, una volta mi ha detto: “Lei non può immaginare cosa provo quando vedo i coetanei di mio figlio giocare a calcio con gli amici o sfrecciare in scooter con le ragazzine, mentre mio figlio è condannato a vivere disteso sulla sua carrozzina…”. Io non ho potuto nemmeno tentare di consolarla nella sua disperazione. Ogni parola sarebbe stata inutile.

      1. Gloria

        Mi dispiace che lei non abbia mai sperimentato che è possibile vivere con gioia e senso di pienezza anche in una condizione di disabilità. Lei ritiene che i disabili siano felici “dal loro punto di vista” ! E questo sarebbe motivato dal fatto che “non si rendono assolutamente conto della loro situazione”.!!!…
        Gioia e pienezza di vita sono prerogative esclusive dei normodotati?
        Firmato: una disabile piuttosto inc****

      2. Antonella

        Eccomi Valentina
        mamma di una bambina con la Sindrome di Down
        Dispiaciuta e addolorata per te
        Credo che tu non hai colore e calorecredo che vivi una vita piatta e stereotipata credo anche che tu si sei veramente disabile , lo sei nel cuore e nella testa
        Ti auguro Valentina di incontrare prima o poi nella tua vita , qualcuno che ti faccia provare vera gioia vero amore
        Ho dispiacere per la tua mamma
        Buona vita Valentina

        1. Valentina

          Chi si esprime in modo tanto miserabile non merita alcuna risposta: si qualifica da sé. Buona vita a lei, ne ha davvero bisogno.

  4. Cisco

    Quel criminale ateo militante ed evoluzionista di Richard Dawkins – la versione British dell’ex scimpanzé nostrano ill.mo prof. Veronesi – ha twittato che che è immorale partorire un down, ma non un autistico. Non so se è colpa del gene egoista, ma questo cretino deve essere radiato dal mondo dei primati.

  5. teresa

    Splendido, bellissimo

    L’amore non ha i muretti che mettiamo noi

  6. Valentina

    Contenti loro…

    1. Su Connottu

      Contenta tu…

  7. Pippy

    Sono troppo adorabili, anche da grandi.

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