
Jena ridens?
Giovedì 22 maggio, a 25 anni dall’approvazione della legge sull’aborto, Giovanni Paolo II ha ricordato una frase di Madre Teresa di Calcutta: «Se accettiamo che una madre possa sopprimere il frutto del suo seno, che cosa ci resta? L’aborto è il principio che mette in pericolo la pace nel mondo». L’aborto è un fatto drammatico e attuale: 135.000 casi solo quest’anno, 4 milioni dal 1978. Le parole del Papa hanno sollevato forti reazioni nel mondo politico. Emblematico il commento del Manifesto: «Ma possibile che sia quello stesso papa che ci piaceva tanto due mesi fa? Non ci credo, sarà un sosia». Spiace per i pacifisti arcobaleno, ma il Papa ha ribadito ciò che da sempre afferma con forza: la vita di una singola persona vale quanto l’universo. È un valore assoluto e irriducibile. Per questo motivo va difesa, dal concepimento alla morte naturale, e nessuno ne può disporre a piacimento. Così, dal riconoscimento del valore di ogni persona in quanto tale – prima di qualsiasi appartenenza politica culturale e religiosa – nasce la possibilità di una reale convivenza tra gli uomini. Questa è la strada per una pace duratura.
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