
Israele, i giudici aprono ai gay l’utero in affitto

Entro sei mesi le restrizioni all’utero in affitto per le coppie omosessuali e i padri single in vigore in Israele dovranno essere revocate. Lo ha deciso domenica scorsa la Corte Suprema: «Da oltre un anno lo Stato non fa nulla per avanzare un emendamento appropriato alla legge», «la corte non può sopportare il continuo, grave danno ai diritti umani arrecato dalla legge vigente sulla maternità surrogata».
La legge fatta dai giudici
Dopo aver dichiarato – era il febbraio 2020 – che l’esclusione delle coppie gay e dei single era incostituzionale («viola in modo sproporzionato il diritto all’uguaglianza e il diritto alla genitorialità»), e avere dato ai legislatori 12 mesi per «porre fine alle discriminazioni» approvando una nuova norma, i giudici sono intervenuti per portare a casa un risultato «definitivo» quanto impossibile per la Knesset. «Irrealizzabile», ha ammesso il governo, modificare la legge in linea con la sentenza nell’attuale situazione politica.
I gay simbolo della surrogata
Da qui l’intervento della Corte e la vittoria degli attivisti: «Abbiamo vinto, questo è un grande passo verso l’uguaglianza, non solo per le persone Lgbt ma per tutti in Israele», dove gli uomini erano “costretti” a ricorrere a soluzioni all’estero, in India, Nepal, Thailandia e Stati Uniti, per tornare in patria con un figlio in braccio. Uomini come l’attivista e politico di Tel Aviv Etai Pinkas e Yoav Arad Pinkas, sposati a Toronto nel 2005 nell’ambito di una campagna per costringere Israele ad approvare il matrimonio gay (registrato in patria un anno dopo), tre figli avuti da surrogate di India e Thailandia. Sono stati i primi nel 2010 a fare appello ai tribunali per reclamare il loro diritto alla maternità surrogata. Appello ritentato nel 2015 senza successo: indignazione, anzi, aveva suscitato la decisione di Israele nel 2018 di aprire la maternità surrogata alla “donne single”.
Un “diritto umano fondamentale”
«La discriminazione contro le coppie dello stesso sesso e i padri single è giunta al termine», ha twittato il ministro della Sanità Nitzan Horowitz, omosessuale dichiarato. «Quando sono entrato in carica, mi è stato chiaro che la situazione doveva finire, ho detto all’Alta Corte che la petizione è giustificata e che siamo pronti per una sentenza vincolante. Ci prepareremo rapidamente a ricevere richieste [di maternità surrogata] da uomini. Agiremo con responsabilità, imparzialità e uguaglianza». Anche il ministro degli Esteri Yair Lapid ha accolto con favore la sentenza, twittando che «essere un genitore è un diritto umano fondamentale e questa è una decisione moralmente e socialmente appropriata».
Israele, leader dei diritti Lgbt
Numerosi attivisti ricordano tuttavia che le persone Lgbtq continuano a subire discriminazioni in quando ad adozione e diritti matrimoniali. Sebbene Israele sia considerato leader dei diritti in Medio Oriente (dal 2006 lo Stato riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero e numerosi Lgbt siedono in parlamento e lavorano nell’esercito) e Tel Aviv sia una destinazioni più gay-friendly al mondo (erano attese 100 mila persone al Pride dello scorso giugno, il più grande evento dall’inizio della pandemia), non è previsto matrimonio civile in patria. «La nostra lotta continuerà fino alla piena uguaglianza dei diritti», «La sentenza è importante per tutti noi perché ogni discriminazione arbitraria è motivo di imbarazzo per il Paese. Nessuno ha il diritto di discriminare i genitori e negare loro l’accesso a qualsiasi cosa solo perché non sono un uomo e una donna».
Tutto il resto è omofobia
Molti stadi, spot, parate arcobaleno dopo Israele festeggia quindi l’estensione dei nuovi diritti. Quelli realizzati grazie alla cessione di figli progettati per contratto e madri private della maternità. Ogni tentativo proveniente da politici o religiosi ultraortodossi di ricordare che il ministro della salute non avrebbe mai trovato una maggioranza che legittimasse e incrementasse – come la sentenza dei giudici – il traffico di donne e bambini, è stato bollato come omofobo, retrogrado e di estrema destra.
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