Israele-Gaza, riprendono i bombardamenti
C’era stato un piccolo margine per la speranza di una tregua tra Israele e Gaza, dopo che Tel Aviv stamattina dalle 9 aveva comunque rispettato lo stop ai raid. Ma il fatto che Hamas e le Brigate al-Qassam abbiano rigettato qualunque ipotesi di dialogo e proseguito nei loro lanci di razzi, ha fatto di nuovo precipitare la situazione: dalle 14 anche Israele ha ripreso i raid. Secondo Tel Aviv nelle sei ore di tregua unilaterale Hamas da Gaza ha sparato 47 razzi. Iron Dome, lo scudo che protegge Israele ha continuato a funzionare, ma il bilancio dei morti nella Striscia è salito a 194 morti (tra cui, per l’Unicef, 31 bambini) e 1.400 feriti.
«ISRAELE VADA SINO IN FONDO». Il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha chiuso, almeno a parole, all’ipotesi di un’altra tregua: «Israele vada fino in fondo. Dobbiamo mettere termine alla operazione quando il nostro esercito avrà controllato la striscia di Gaza» ha ammonito. Il premier Benjamin Netanyahu ha fatto seguito a questa linea, ordinando di «agire con forza contro obiettivi terroristici».
L’APPELLO DI ABU MAZEN. Le Brigate al-Qassam avevano respinto la proposta avanzata dall’Egitto, con l’avallo di tutta la Lega Araba, dichiarando che «Se il contenuto di questa proposta è quel che sembra, si tratterebbe di una resa e noi la rigettiamo senza appello». Tra le richieste di Israele c’era lo smantellamento dell’arsenale missilistico di Hamas e dei corridoi sotterranei della Striscia, tra quelle di Hamas il denaro per il pagamento di 40mila dipendenti, l’apertura del valico di Rafah tra la Striscia e l’Egitto e la liberazione dei 56 operativi del movimento islamico arrestati da Israele. A favore della tregua, dopo il no delle Brigate e di Hamas, si era espresso stamattina anche il leader dell’Anp, Abu Mazen che ha lanciato un appello «a tutte le parti per risparmiare ulteriori vittime al popolo palestinese nel supremo interesse nazionale».
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