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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Woody Allen intervistato dalla Bbc dice di temere, e ha poi subito precisato e quasi ritrattato confermando indirettamente i suoi timori, che la faccenda di Harvey Weinstein possa trasformarsi in una caccia alle streghe. Stavano per fare una strega anche del «comic genius», come lo aveva definito Harvey quando gli produsse due o tre film perché Allen era in difficoltà per le sue surreali storie di famiglia e di amorini con la figlia adottiva della moglie, Mia Farrow, di cui il brillante geniaccio Ron, figlio del regista e scopritore dell’acqua calda delle molestie, porta il nome per odio verso il padre. In effetti quell’uomo è diventato un orco in men che non si dica, corpo e fisionomia del viso ormai parlano chiaro da tutti gli schermi tv, nelle foto sui giornali, e quanto imbarazzanti per la totalità delle star che gli sono state al fianco nei tempi belli in cui tutto si sapeva e lui in quanto porcone notorio era oggetto di deliziose battute durante la cerimonia degli Oscar, dalla quale ora è escluso a vita, ovviamente, per non parlare della Legion d’onore (e quando uno arriva a meritare un’onorificenza bisogna dire che merita anche di perderla, tanto è grottesca l’idea stessa di “onorificenza”).
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Nello scandalo, per le modalità della comunicazione cosiddetta, per la frastornante stupidità di tante reazioni al femminile, per le accuse di silenzio e omertà che coinvolgono i testimoni potenziali maschili della malefatta, si brucia la figura del maschio. Quella del prete è già stata sistemata dalle campagne sulla pedofilia nel clero, ora è sacerdozio universale, ogni maschio è un orco, «ogni donna ama un fascista» (Sylvia Plath) e tutti i maschi sono dei predatori, esseri inqualificabili se non per l’abusiva titolarità che rivendicano sotto sotto a maltrattare e vessare il famoso “corpo delle donne”, cioè l’astrazione ideologica più risibile che mai abbia definito una realtà carnale ordinaria e a suo modo straordinaria.
Una volta era Eva che tentava Adamo, con conseguenze notorie nel peccato originale, e ne è venuta fuori la visione stereotipa della donna che è sopravvissuta per millenni, e ancora vivacchia nelle culture non evolute. Ora è Adamo che sforza Eva, non ne rispetta la dignità, e si comporta da mostro incontinente.
Mescolanza di bene e male
Tutto questo è ovviamente falso, una falsificazione illusionistica. I maschi vivono un tempo di grandi difficoltà. Devono aiutarsi con delle medicine di nuovo conio per farselo venire duro. Non sanno bene che fare e dove mettere le mani in senso esistenziale, altro che intraprendenza sotto le gonne.
Il porcone di potere, o profittatore sessuale, è sempre esistito ed esisterà sempre, anche senza la Legion d’onore, ma sul maschio intimidito, irrisolto, che è vittima e complice della rivoluzione riproduttiva, che è aggiogato, magari anche volentieri, come rifugio, a un’ambigua gay culture, cala ora la nube plumbea dell’orco cui lo scandalo Weinstein lo riduce.
Nessuno come Woody Allen poteva esprimere con maggiore candore questa situazione da lettino dello psicanalista, altro che sofà del produttore. In tutto il suo lavoro di scrittore di cinema trionfa un tenero amore per le donne, e un fondo di paura lo insidia, con l’aiuto dell’introspezione e dell’autodannazione tipica dell’umorismo ebraico. Che Weinstein gli sia andato incontro, lui, l’orco, quando Allen andò fuori di balcone, “Bananas!” come titolò il New York Post dopo la rivelazione della sua tresca (poi compassato matrimonio) con la figlia adottiva coreana di Mia Farrow, è un segno della mescolanza di bene e di male che perfino una facciaccia e un corpaccio come quello del gran molestatore non possono annullare.
Le regole della seduzione femminile e della galanteria maschile sono saltate, e che cosa non è saltato delle regole di vita associata in questi anni, Deo gratias? Questo però non significa che i maschi debbano subire il trattamento crudele che le porcate di Harvey Weinstein gli riverberano contro. C’è un tesoro di amore protettivo, di passione autentica, di piacere e di ricerca del piacere dell’altro, che in mille, in milioni, in trilioni di vite maschili ormai è costretto a nascondersi sotto il segno della rispettabilità. Da ipocrisie tartufesche del genere non si ricava altro che una brutta commedia, roba da Oscar e da Legion d’onore.
Foto Ansa
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