
«Io nella vita non faccio solo quello che mi conviene». Dica, Baudo, è un’autocritica per il parrucchino?
´ «Il vertice di maggioranza sulla politica estera, pardon “l’incontro” come preferisce chiamarlo il presidente del consiglio», dice Andrea Colombo su Liberazione (6 febbraio).
Sì, lo sanno anche loro che Romano Prodi è strabollito. Ma è il “loro” strabollito.
´ «Evidentemente nemmeno Rutelli ha capito la proposta di Casini», dice Lorenzo Cesa alla Repubblica (6 febbraio).
In quel “nemmeno” c’è tutto il fallimento dell’allegra compagnia neocentrista.
´ «Santa Rosalinda a Palermo, Santa Lucia a Siracusa e Sant’Agata a Catania sono tutte morte vergini e mutilate. Forse vorrà dire qualcosa», dice Vincenzo Consolo al Corriere della Sera (6 febbraio).
Obiettivamente, anziane signore, dai costumi libertini, morte di vecchiaia hanno molte più difficoltà a diventare sante.
´ «Lo squalo dell’alta finanza si presenta fresco come una rosa al Sert di Milano per chiedere consigli: pippa da qualche anno e amerebbe continuare a farlo “senza correre rischi”», dice Stefania Miretti sulla Stampa (3 febbraio).
Ma da Torino devono proprio venire fino a Milano per trovare uno così?
´ «Un’economia sempre più forte, una politica sempre più debole», dice Corrado Passera al Sole 24 Ore (3 febbraio).
Ormai quelli di San Paolo Intesa parlano come Brenno: “Vae victis”.
´ «I luogi dove si direbbe che si pensa di meno sembrano i media, ossessionati dalla frenesia della notizia», dice Goffredo Fofi su Ventiquattro (2 febbraio).
È un mondo cattivo: i salumai tagliano i salumi, i parrucchieri i capelli e quelli dei media sono ossessionati dalle notizie.
´ «L’assenza di punti provoca l’ansia, l’eccesso di punti il singhiozzo», dice Beppe Severgnini su Io Donna (2 febbraio).
È il punto e virgola a provocare la frangetta?
´ «Anche a Hollywood c’è una grande domanda di spiritualità», dice Jim Carrey alla Stampa (4 febbraio).
Per equilibrare interviste di questo tipo ci vorrebbe qualche fratacchione che ci informasse sul suo ultimo lifting.
´ «Un salafista riformista», dice Tariq Ramadan al New York Times per autodefinirsi (4 febbraio).
Come a dire: un brigatista rosso moderato.
´ «Vorrei capire di chi è l’inaffidabilità», dice Franco Giordano alla Stampa (5 febbraio).
Personalmente vorrei capire di chi è l’affidabilità.
´ «Penso che ormai si sappia che io nella vita non faccio soltanto quello che mi conviene», dice Pippo Baudo alla Stampa (5 febbraio).
È un’autocritica per il parrucchino?
´ «Ne prendiamo atto volentieri, ci mancherebbe. Ma, se non altro per mestiere, siamo obbligati a essere un tantino sospettosi. E il tema è di quelli che costringono, o dovrebbero costringere, a tenere la guardia alta. Noi in ogni caso alta la terremo», dice Paolo Franchi sul Riformista (5 febbraio).
Perché uno butta via tante righe in ghirigori come nel pezzo citato? Le risposte possibili sono due: o ha troppo spazio e non sa come riempirlo. O è Paolo Franchi.
´ «Ho letto sui giornali un paio di anni fa una storia su un nepalese che avendo un febbraio completamente senza niente da fare, sposò un cane», dice Sandi Toksvig su Seven (4 febbraio).
Ecco una notizia da tenere accuratamente nascosta a Barbara Pollastrini.
´ «L’altra settimana, finalmente, l’Italia è stata svegliata da una notizia incoraggiante: Berlusconi era tornato», dice Willima Langley sul Daily Telegraph riferendosi alla corrispondenza Veronica-Silvio (4 febbraio).
L’ondata di noia prodiana era arrivata fino alle bianche scogliere di Dover. E oltre.
´ «Chiunque accetti il mio invito, sa che cosa aspettarsi», dice Daria Bignardi a Magazine (8 febbraio).
Daria Birignardi.
´ «Di troppe tasse si può anche morire», dice Vincenzo Visco alla Repubblica (4 febbraio).
Visco è diventato come gli industriali del tabacco che sui pacchetti scrivono “I miei prodotti uccidono”.
´ «La nostra democrazia ha bisogno di stimoli non di lezioni», dice Romano Prodi alla Stampa (7 febbraio).
La Chiesa, insomma, da magistra gentium a dolce euchessina che ti aiuta nei momenti d’imbarazzo.
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