Invoca riforme politiche in Arabia Saudita, scrittore condannato a quattro anni di carcere

Di Leone Grotti
22 Dicembre 2015
Zuhair Kutbi non potrò più scrivere per 15 anni, né viaggiare per 5 e dovrà pagare 26.600 dollari di ammenda. Si allunga la lista di prigionieri politici nel Regno

Zuhair Kutbi-arabia-saudita

Uno scrittore è stato condannato a quattro anni di carcere (due con la condizionale) in Arabia Saudita dopo aver spiegato in televisione che il Regno dovrebbe diventare una monarchia costituzionale.

DIVIETO DI SCRIVERE. Secondo quanto riportato dalla Bbc, oltre al carcere Zuhair Kutbi (foto sopra) dovrà anche pagare 26.600 dollari di ammenda e non potrà più scrivere per 15 anni, né viaggiare per cinque. Questa è la terza volta che Kutbi viene condannato a mesi di carcere e pene pecuniarie dagli anni ’90, sempre per aver invocato riforme politiche e criticato le durissime condizioni carcerarie dell’Arabia Saudita.

«REPRESSIONE RELIGIOSA». Tra le pene che gli erano già state inflitte, c’era l’obbligo di non parlare più in pubblico o sui media di temi sensibili. L’uomo di 62 anni aveva dovuto firmare un documento in proposito ma il 22 giugno, sul canale satellitare Rotana Khaleejia, è intervenuto affermando che «le riforme che reputo necessarie per l’Arabia Saudita includono il passaggio del paese a una monarchia costituzionale e la necessità di combattere la repressione politica e religiosa». Di conseguenza, il 15 luglio Kutbi è stato arrestato e lunedì il suo avvocato, Ibrahim al-Midaymiq, ha confermato l’avvenuta condanna.

RAIF BADAWI. Kutbi non è certo l’unico prigioniero politico in Arabia Saudita. Raif Badawi, blogger da poco insignito con il premio Sakharov 2015, è stato arrestato nel 2012 e condannato in via definitiva nel 2015 a 1.000 frustate, 10 anni di carcere e 193 mila euro di multa per aver «insultato l’islam e le autorità religiose». Badawi ha ricevuto le prime 50 frustate a gennaio, poi la sua punizione è stata sospesa a causa delle pressioni della comunità internazionale. Di recente, però, è stato trasferito nella dura prigione centrale di Shabbat, dove è stato rinchiuso in una cella di isolamento. Per questo, ha informato la famiglia, ha cominciato uno sciopero della fame.

ESECUZIONE DI MASSA. Riyad ha annunciato che presto manderà al patibolo 55 persone in un solo giorno per «reati contro lo Stato». Tra coloro che moriranno nella vera e propria esecuzione di massa ci dovrebbe essere anche Ali Mohammed Al-Nimr, figlio di un oppositore politico sciita del governo sunnita, arrestato quand’era ancora minorenne e condannato quest’anno alla decapitazione e alla crocifissione fino alla putrefazione del corpo. Il 20enne avrebbe partecipato a una protesta illegale e sarebbe stato in possesso di armi da fuoco. Secondo la madre, Nusra al-Ahmed, «nessuno accetterebbe una sentenza così crudele. È disumano, è disgustoso».

@LeoneGrotti

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1 commento

  1. Sebastiano

    Non capisco di cosa si lamenti questo signore: l’Arabia Saudita, essendo stata messa a capo della Commissione per la difesa dei Diritti Umani (da quei parassiti maleodoranti dell’Onu), fa quel che deve fare. Ovvero difende i diritti. Inteso: quelli islamici di zittire, laddove è maggioranza, chi non la pensa come loro. Il signore di cui sopra è semplicemente un illuso. Ma se viene da noi trova un botto di colleghi…

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