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Intervista – Mattia Barbieri, pittore dell’assimilazione, della trasformazione e della rielaborazione

Protagonista fino al 14 marzo 2014 della retrospettiva intitolata Vedute the New Fragrance prosso la (galleria +) oltredimore di Bologna, Mattia Barbieri ci parla dei suoi lavori e del concetto, fondamentale nel suo percorso creativo, di “Vedute”, termine che indica non solo un genere pittorico ma anche l’atto di vedere con i nostri occhi e con i nostri sensi qualcosa che può essere allo stesso tempo personale e universale.

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Barbieri, le sue opere raccontano un modo nuovo di intendere la veduta e il paesaggio. Quali novità introduce rispetto alla tradizione?

Mi piace ricordare che la pittura è nata in una caverna. Per l’uomo primitivo dipingere era evocare, usare un mezzo “Magico”. Per me vale la stessa regola. Se in Pitture domestiche, presentata in primavera presso la Federico Luger Gallery a Milano e successivamente a Trieste negli spazi dello studio Tommaseo, emergeva una pittura stratificata, lacerata e disfatta, in Vedute the New Fragrance l’atmosfera è più distesa. Lo sguardo si sposta dagli interni caotici in cui confluivano  i più disparati tipi di segno e soggetti, per raggiungere immense vedute in cui una costruzione scenica raffigura un’apertura sull’infinito, contornato da una chioma di colline che si distende in lontananza sovrastata dalle nubi. Un paesaggio pacificante, interrotto da repentini cambi di orizzonti e cascate di frutta che piovono davanti agli occhi dello spettatore emulando un colorato collage che sembra esalare profumi di freschezza succulenta. La “The New Fragrance” pervade la mostra in senso figurato.

Considero veduta tutto cio che è stato “veduto”, visto e questo comprende anche i paesaggi della campagna lombarda, mia terra d’origine, imprigionati nella retina e celebrati sapientemente dai pittori dell’antichità. La riflessione stà proprio nel prendere coscienza della pittura di genere e concentrarli in una sola tela. Troveremo dunque una Madonna che si nasconde dietro un volto stereotipato formato da frutta giocattolosa che sovrasta uno squarcio di paesaggio da pittura antica, piuttosto che ribaltamenti di orizzonti che si stagliano su grandi aree astratte. Alcuni dei dipinti presenti in mostra hanno la caratteristica di poter essere orientati e combinati tra loro in diversi modi. Il quadro non dev’essere necessariamente fruito secondo un verso prestabilito dall’artista, ma può essere preso, girato, composto, cambiato di senso. Il mio concetto di veduta tende a mettere in dialogo la ricerca dell’Origine dell’immagine e quella mia personale mediata dal gesto pittorico che misura in egual maniera una luce su un limone galleggiante, la scritta digitale che freddamente si rompe nel vento, piuttosto che l’occhio di un Gesù bambino ignaro della sua missione divina.

Quanto è importante la memoria?

La memoria ha un ruolo assolutamente centrale nella mia ricerca. Talvolta esplicito il legame con il passato mediante l’uso di immagini fotografiche rigorosamente dipinte; altre volte mi concedo un tuffo nella tradizione ed esamino col mio stesso pennello i luoghi già frequentati di grandi artisti del passato; altre ancora, dimentico dei caratteri che sigillano la nostra cultura dell’immagine, mi abbandono ad un più recente astrattismo ritmato da monocromie o pattern sperimentati dagli americani della seconda metà del secolo scorso. Le tappe sulla linea temporale si confondono, proprio come i soggetti e le tecniche che impiego per realizzare un nuovo lavoro, risultato di azioni che tentano di condensare l’antico concetto del “Tutto” alchemico.

Che ruolo ha la fotografia? E quei frutti dalle dimensioni insolite?

La fotografia è un pretesto per trovare un soggetto e filtrarlo tramite la pittura. Assistiamo grazie alla rete ad un cambiamento radicale della percezione dell’immagine e all’omologazione del suo valore simbolico. Una bucolica trasmissione di dati visivi invade, abbattendo le gerarchie, gli occhi senza palpebra della civiltà contemporanea. Assimilare, trasformare e rielaborare  è ciò che il mio ruolo di pittore mi impone. I frutti si sovrappongono ad un cielo immenso, come appiccicati e sospesi in un artificio che solo la pittura è in grado di proporre. Spesso si usa il termine pittura fresca per indicare un impasto immediato e senza fronzoli formali. Questa pittura cerca invece la sofisticazione nel mostrare paesaggi che sembrano frammenti di tele settecentesche. La frutta è fresca e dunque rinfresca.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Fare una nuova serie di dipinti che rimetta in discussione tutto ciò che ho affermato.

@ARTempi_

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