L’impeccabile intervista di Deodato che spiega come si può essere giudici e cattolici

Di Redazione
28 Ottobre 2015
Attaccato per le sue opinioni personali, l'estensore della sentenza sulle trascrizioni delle nozze gay risponde difendendosi dalle accuse.

deodatoOggi sui maggiori quotidiani italiani si parla della sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciate le trascrizioni delle nozze omosessuali contratte all’estero. Come vi abbiamo raccontato ieri, subito è esplosa l’assurda polemica intorno alle convinzioni personali dell’estensore della sentenza, il giudice Carlo Deodato. L’accusa è di essere cattolico e di aver condiviso sul proprio profilo twitter alcuni articoli, tra cui tempi.it, la Nuova Bussola quotidiana, il Foglio (a guardar bene ve ne sono anche dell’Huffington Post e de Linkiesta, ma – chissà come mai – loro non fanno parte della “lobby antigender”).
Intervistato oggi da Repubblica, Deodato risponde alle domande della giornalista Liana Milella perché sebbene, da buon giudice, vorrebbe lasciare la parola al testo scritto, tuttavia ha deciso di esporsi per «chiarire il ruolo e la funzione del giudice», augurandosi che «questa conversazione contribuisca a rasserenare il clima generale».

DECISIONE CORRETTA. Dopo la diffusione della notizia e le polemiche, quella di ieri è stata per Deodato una giornata difficile. «Non posso nascondere – spiega – una certa amarezza per i violenti attacchi personali che mi sono stati rivolti. Ma resto comunque sereno perché ritengo di aver fatto il mio dovere». Il giudice difende quanto scritto: «Ritengo che la decisione assunta sia tecnicamente e giuridicamente corretta, senza alcun inquinamento ideologico. Le accuse che mi sono state indirizzate sono tutte riferite a un mio presunto pregiudizio ideologico, ma non al merito della decisione, che invito tutti a leggere con animo sereno e distaccato». Il Consiglio di Stato, prosegue, non ha fatto altro che «confermare quanto aveva già stabilito il Tar del Lazio, nei confronti del quale non mi ricordo che siano state formulate le medesime critiche…».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]RISPETTARE LA LEGGE. Già, il problema di Deodato, però, è che è «cattolico». La risposta all’accusa è cristallina: «Le opinioni personali e la formazione culturale che appartengono a ogni giudice, e che possono essere espresse in diverse forme, non incidono in alcun modo sull’esercizio della funzione giurisdizionale. Un buon giudice è quello che applica la legge assumendo decisioni coerenti con essa, senza farsi in alcun modo condizionare dai propri convincimenti di ordine politico, morale, o religioso».
Per questo, è la risposta ovvia di Deodato, il suo compito è limitato a «identificare la norma di legge che disciplina la fattispecie in questione e provvedere alla sua rigorosa applicazione. Con questo modus procedendi non esiste il rischio che le convinzioni personali possano inquinare la correttezza del giudizio. Aggiungo che le decisioni del Consiglio di Stato sono assunte da un collegio di 5 magistrati, in modo da limitare al massimo il rischio che eventuali condizionamenti personali possano inficiare la correttezza della decisione».

«LA RISCRIVEREI». I giornali fanno notare che anche il presidente del collegio, Giuseppe Romeo, è dell’Opus Dei. Ma, anche su questo, la risposta di Deodato è ferma: «Premesso che al di fuori del presidente ignoro le convinzioni religiose degli altri componenti del collegio, ritengo che la decisione assunta fosse l’unica possibile in quanto l’unica rispettosa dell’ordinamento giuridico in vigore in Italia».
Quindi, riscriverebbe così la sentenza? «Mi sta chiedendo se sono disposto a cambiare idea per il solo fatto che la sentenza non è piaciuta ad alcune persone? Allora sì che non sarei un buon giudice. La riscriverei esattamente così. Mi resta però una profonda amarezza per gli attacchi personali molto violenti che non penso di meritare, ma mi auguro che questa conversazione contribuisca a rasserenare il clima generale e soprattutto a chiarire che la soluzione alla questione della disciplina delle unioni omosessuali non deve essere chiesta al giudice, ma alla politica».

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11 commenti

  1. SUSANNA ROLLI

    Non mi convince molto il mio post precedente, non è completo..
    La frase estratta dal copiaincollato ” senza farsi in alcun modo condizionare” non è facile da mettere in pratica…Per questo è nato il DIRITTO DI OBIEZIONE, ma, forse, questo è un altro discorso…

  2. Martino

    Caro giudice, a sud li ammazzano con le bombe, il mitra e la spada.
    Qui da noi, per il momento, i cristiani li ammazzano con la lingua.
    La matrice è la stessa.
    La cosa triste è che gli attivisti che l’attaccano credono di essere in America.
    Comunque, finche non la calunniano è tutto regolare….
    Buona giornata.

  3. Se non è un ‘attacco’ alla indipendenza dei giudici e della Magistratura questo !

    Signor Giudice Deodato (e colleghi del Consiglio di Stato), se legge questo commento, sappia che lei ha tutta la mia stima e il mio supporto.
    Grazie ! Grazie per la sua professionalità, per la sua coerenza e per il suo coraggio ! Lei non è da solo e non si senta mai solo ! Continui così ! GRAZIE !!!

    @ Gianluca Segre Complimenti per la citazione colta (dico sul serio, non la prendo in giro) ! Uno su 1000 la capisce/l’ha capita 😀

  4. Sebastiano

    Quando il Berlusca rivelò che i giudici che lo condannarono andavano anche alle riunioni di circoli politici a lui avversi, tutta la sinistra balzò in piedi urlante a difendere il sacrosanto principio, valido anche per i giudici, del diritto alle opinioni personali, sostenendo – parimenti – che ciò che valeva erano le leggi e la loro corretta applicazione. A parti invertite, evidentemente il principio non vale.
    E’ che la sinistra non ha ancora assimilato la proprietà commutativa. Una ripassatina all’algebra non farebbe male.

    1. Raider

      “Quando il Berlusca rivelò che i giudici che lo condannarono andavano anche alle riunioni di circoli politici a lui avversi, tutta la sinistra balzò in piedi urlante a difendere il sacrosanto principio, valido anche per i giudici, del diritto alle opinioni personali, sostenendo – parimenti – che ciò che valeva erano le leggi e la loro corretta applicazione. A parti invertite, evidentemente il principio non vale.”
      Ottimo, Sebastiano. Per i sinistro-progressisti nemmeno le leggi della prassi sinistro-progressista si applicano ai sinistro-progressisti.

  5. Lettrice

    Ma secondo voi quale delle regioni è la più cattolica? Secondo me sono le Marche dove ho vissuto per molti anni.

  6. gianluca segre

    C’è un giudice a Berlino! Semplicemente, Deodato e colleghi hanno applicato la normativa vigente.
    Non piace ad alcuni, che in altre occasioni si scaldano per l’indipendenza della magistratura,
    la legalità, ecc. Chi attacca Deodato, o chiunque altro, per la sua identità e storia personale,
    vorrebbe una magistratura scodinzolante – dietro a Repubblica, Il Fatto, ecc. Vorrebbe giudici asserviti.
    In Italia abbiamo ancora tanti e tante che svolgono con rettitudine la propria professione – si può dire altrettanto di taluni giornalisti asserviti al mainstream, insomma senza p…?

  7. SUSANNA ROLLI

    Signor giudice,
    lei è proprio un signor giudice!
    E la frase copiaincollata che segue:”«Le opinioni personali e la formazione culturale che appartengono a ogni giudice, e che possono essere espresse in diverse forme, non incidono in alcun modo sull’esercizio della funzione giurisdizionale. Un buon giudice è quello che applica la legge assumendo decisioni coerenti con essa, senza farsi in alcun modo condizionare dai propri convincimenti di ordine politico, morale, o religioso»”, la farei sul dorso della mano di tutti i giudici, di modo che l’avrebbero quotidianamente sotto inl naso tutti i giudici, da mane a sera (festivi compresi), perchè giudici la toga attaccata alla pelle dell’anima dovrebero averla…
    La ringrazio. Semplicemente coerente.
    Quanto alle sue sofferenze passate -da poco- le offra per la giusta causa della giustizia, al Signore, gliene renderà merito; infatti dice :”Beati perseguitati per causa della giustizia, perchè diessi è il regno dei cieli (mica poco, signor Carlo!), e non si illuda che sia finita qui, io non ci credo.
    Mi scusi.
    Cordialmente.
    Susanna

  8. Cisco

    La questione infatti è politica, e dato che le lobby che spingono su questo tema hanno la maggioranza in parlamento, provino a cambiare la legge senza pretendere che i giudici siano al loro servizio.

  9. beppe

    L I M P I D O…a differenza di chi l’ha attaccato!

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