Inter. Dopo Pellegrini scivoloni sull’olio (d’Ulivo)

Di Roberto Perrone
06 Settembre 2000
Sport uber alles

Al Meeting di Rimini ho incontrato l’ex presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini. Mi è sempre stato simpatico anche perché ha subito più insulti di quelli che meritasse. Due giorni prima, l’Inter era stata eliminata dalla Champions League da una non trascendentale squadra svedese. L’ambiente è già surriscaldato, le analisi si sprecano, i rimedi latitano. Colpa dell’allenatore, dei giocatori, dei medici, dei magazzinieri. Si salva solo Massimo Moratti, venerato come un santo, anche se, paradossalmente, in cinque anni, l’unico che non è stato sostituito è proprio il presidente. E’ solo un dato statistico, non mi azzarderei mai su un terreno blasfemo. Lungi da me anche solo pensarlo. L’unica cosa certa è che bisognerebbe sfoltire: l’Inter è come l’Ulivo, una coalizione esagerata, litigiosa, dove convivono personaggi diversissimi, caratteri agli antipodi. Troppa gente che parla a vanvera. Lo dimostra questo aneddoto. Verona, maggio, spareggio col Parma per la Champions League. Punizione per l’Inter sullo spigolo sinistro dell’area avversaria. Baggio si appresta a battere. In tribuna un importante dirigente urla: “Lippi è un cretino, l’ho sempre detto. E’ la posizione giusta per Recoba e non lo fa giocare”. Baggio tira: gol. Ineffabile, il dirigente urla: “Vedi che è un cretino quel Lippi, è tutta la stagione che non fa giocare Baggio”.

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