L’Inferno di Dan Brown? È tutta colpa del Nome della Rosa di Umberto Eco
Umberto Eco ha sempre dileggiato Dan Brown. Ogni volta che ha parlato dell’autore del Codice da Vinci e del recente Inferno ha sempre usato parole di scherno. Per esempio, nel 2006, lo definì «un mestatore che diffonde false notizie che si arricchisce con materiale di scarto». In effetti, non ha tutti i torti. La noia che suscitano i suoi romanzi e le corbellerie che spaccia per veritiere, rendono il giudizio di Eco assai condivisibile.
Oggi su Avvenire Massimo Onofri ha scritto un articolo che merita di essere segnalato. Scrive Onofri che, visti anche i recenti successi di vendite di Dan Brown, è giusto chiedersi se non ci sia «tra le tante responsabilità dell’intelligentissimo Umberto Eco, e del suo cinismo letterario», anche quella di «aver inaugurato il filone dei successi planetari fondati sull’euforica coniugazione di una nobile disciplina accademica, la medievistica, col giallo e il romanzo d’appendice».
«Che altro è – si chiede ironico Onofri – Inferno di Dan Brown, col suo dantismo granguignolesco e prêt-à-porter, se non un discendente demonistico e scandalistico del ben più raffinato Nome della rosa? Dico Il nome della rosa: e cioè quel perfetto congegno narrativo capace di tradurre un sapere da Summa Theologiae dentro un clima da Beati Paoli, ovvero il famoso feuilleton palermitano che Luigi Natoli pubblicò a puntate, tra il 1909 e il 1910 sul Giornale di Sicilia. Le vertigini filosofiche del grande Tommaso restituite in termini di grande suspense popolare. Proprio come avviene per il Dante del pedestre Dan Brown».
Quindi Eco dovrebbe prendersela innanzitutto con se stesso. In fondo, Dan Brown non è altro che un suo epigono, ma il maestro del “genere” è lui. Certo, se si vuole più raffinato. Certo, se si vuole meno abborracciato nell’ammantare di complesse spiegazioni le sue storie. Ma, in fondo, appunto, è così solo perché si tratta di un epigono letterario.
E, tu guarda il caso, Dan Brown sarà il 6 giugno a “Repubblica delle idee”, il festival del quotidiano del gruppo Espresso. Lo stesso su cui scrive Eco. Non diteglielo. Non è bello far sapere ai maestri che i discepoli hanno loro bagnato il naso.
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