
I russi sono al lavoro per rimediare ai grossi problemi causati ai loro scambi commerciali dalle sanzioni occidentali e in particolare dall’esclusione dal sistema internazionale di pagamenti noto come Swift, e il primo grosso accordo che potrebbero presto concludere è quello con l’India: si tratterebbe in buona sostanza di restaurare lo schema di cambio rupia-rublo che esisteva ai tempi dell’Unione Sovietica, e che ha funzionato fra i primi anni Settanta e il 1992.
Il ruolo della Banca centrale dell’India
Questo accordo permetterebbe agli esportatori dei due paesi di riscuotere i rispettivi crediti all’estero nella valuta del proprio paese: un imprenditore indiano che vende prodotti farmaceutici in Russia verrebbe pagato in rupie da una banca russa con sede in India, e viceversa una corporation russa degli armamenti o degli idrocarburi vedrebbe pagati in rubli da una banca indiana con sede in Russia le armi o il petrolio che ha venduto allo Stato indiano.
Secondo il Financial Times ad attivarsi per prima sarebbe stata l’India, dove la Federazione delle organizzazioni dell’export indiano (Fieo) avrebbe chiesto al governo di realizzare un accordo con la Russia che permetta di effettuare i pagamenti delle rispettive merci in rupie e in rubli e non in dollari. Al progetto starebbe già lavorando la Banca centrale indiana (Reserve Bank of India), mentre le banche in predicato di diventare i terminali effettivi dei pagamenti sarebbero la State Bank of India (statale) che ha una filiale a Mosca, la Commercial Indo Bank e la russa Sberbank, che ha una filiale a Nuova Delhi.
Come funziona lo schema di cambio rupie-rubli
Così spiega il progetto il giornalista economico indiano Amiti Sen: «Lo schema di cambio rupie-rubli è un meccanismo di pagamento che può consentire agli esportatori indiani di essere pagati in rupie indiane per le loro esportazioni in Russia anziché in valute internazionali standard come dollari o euro. In base a questa disposizione, una banca russa dovrà aprire un conto in una banca indiana mentre una banca indiana aprirà il proprio conto in Russia».
«Entrambe le parti possono quindi concordare reciprocamente di detenere valuta per un importo specifico nelle valute locali nei rispettivi conti. Se l’importo specificato è, ad esempio, 100 milioni di dollari, il conto della banca russa in India avrà rupie del valore di tale importo mentre il conto della banca indiana in Russia avrà rubli del valore di tale importo. Ci deve essere un valore nozionale di equivalenza, diciamo in euro o in dollari, a cui sarà ancorato il valore della rupia e del rublo e il valore di scambio deve essere deciso di comune accordo. Una volta che il meccanismo di pagamento è in atto, l’esportatore indiano può essere pagato in rupie dal conto della banca russa in India e le importazioni dalla Russia possono essere pagate con rubli dal conto della banca indiana in Russia».
Due ostacoli all’accordo
Il progetto deve affrontare due difficoltà. La prima è legata alle forti oscillazioni del rublo dovute alle sanzioni: il tasso di cambio fra rupia e rublo deciso inizialmente potrebbe presto diventare poco remunerativo per gli indiani nel caso di ulteriore svalutazione del rublo. Il secondo ostacolo è politico: gli Stati Uniti potrebbero reagire con rappresaglie non solo perché l’India, che alle Nazioni Unite si è astenuta nel voto della mozione di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina presentata all’assemblea dell’Onu, aiuterebbe così la Russia ad aggirare le sanzioni, ma anche perché l’operazione intaccherebbe lo status del dollaro come valuta standard degli scambi internazionali.
Attualmente gli Stati Uniti importano dall’India beni per 50 miliardi di dollari, mentre l’export indiano verso la Russia vale solo 2,6 miliardi di dollari (e l’import ammonta a 5,48 miliardi); tuttavia l’anno scorso i due paesi hanno firmato un memorandum nel quale si impegnano a portare i loro scambi commerciali bilaterali a 30 miliardi di dollari entro il 2025, e gli investimenti diretti a 50 miliardi.
Il precedente con l’Iran
L’India ha già attivato uno schema simile a quello proposto per gli scambi commerciali russo-indiani con l’Iran per aggirare le sanzioni americane contro tale paese; schema che ha resistito fino a quando la presidenza Trump non ha introdotto sanzioni mirate specificamente al commercio di petrolio. Un meccanismo di cambio fra la rupia e il rial, la moneta iraniana, gestito da due banche indiane consentiva alle imprese indiane di comprare petrolio iraniano bypassando le sanzioni di Washington contro Tehran.
Anche nel caso degli scambi con la Russia il meccanismo di cambio dovrebbe servire soprattutto a permettere le importazioni di petrolio russo, ma anche quelle di armi. Mosca è la prima fornitrice delle forze armate indiane: nel corso dell’ultimo quinquennio Nuova Delhi ha importato armamenti dalla Russia per un valore di 6,5 miliardi di dollari.
Foto Ansa