Inchiesta Expo. Scontro nella procura di Milano
Nuovo atto della guerra interna alla procura di Milano tra Bruti Liberati-Robledo. A raccontarla è una nota, questa volta inviata dal capo dei pm milanesi, Edmondo Bruti Liberati, che ha denunciato come i comportamenti del suo sostituto, Alfredo Robledo, «hanno determinato un reiterato intralcio alle indagini». Che ci sarebbero stati scontri su questa inchiesta, all’interno del palazzo di Giustizia di Milano lo si vociferava da tempo. L’indagine Expo infatti era a cavallo delle competenze di due pool, tra cui quello che si occupa del reato di turbativa d’asta guidato da Robledo, il quale però non ha condiviso l’impostazione dell’inchiesta che giovedì scorso ha portato a sette arresti, e si è rifiutato di firmarla. Al Csm, che qualche giorno fa gli ha chiesto il motivo di questa decisione, Robledo ha detto che Bruti Liberati non lo aveva messo nelle condiziondi di valutare con gli atti di indagine la posizione di uno degli indagati, «in violazione alla normativa» che guida i rapporti tra i pm di una stessa procura.
LA DENUNCIA DI BRUTI. Ora però nell’esposto al Csm – che intanto si sta occupando dell’esposto inviato da Robledo – Bruti Liberati denuncia una lunga serie di «intralci». Il primo episodio è che «Robledo pur essendo costantemente informato del fatto che era in corso un’attività di pedinamento e controllo su uno degli indagati svolta da personale della polizia giudiziaria, ha disposto, analogo servizio delegando ad altra struttura della stessa Guardia di finanza», con il rischio che i pedinati se ne accorgessero, e «solo la reciproca conoscenza del personale Gdf che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini». Non solo: anche il fatto che Robledo nella sua denuncia al Csm abbia inviato anche atti di quest’inchiesta «ha posto a grave rischio il segreto delle indagini» secondo Bruti.
«CLIMA DI NORMALITA’». Ora è lo stesso Bruti Liberati a chiedere al Csm una «sollecita definizione» del procedimento aperto dopo la prima denuncia di Robledo. Il capo della procura milanese infatti spiega che la procura vuole «volgere il suo difficile compito in un clima di “normalità”, fuori dai riflettori sul preteso “scontro nella procura di Milano”». Quanto “preteso” sia lo scontro, ora tocca al Csm valutarlo.
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